ANTIDOTI. Scenari di economia circolare. Sintesi del primo incontro.

20 ottobre 2020 ore 17/20 | POLO DEL ‘900 | Via del Carmine 14 Torino

Nel primo incontro, il ragionamento si è diffusamente sviluppato sullo scenario socio-economico in cui si innesta la prospettiva dell’Economia Circolare e sui requisiti di concreti progetti di circolarità che generino effetti reali di riequilibrio sistemico.

Con una primissima considerazione: distinguendo tra “crescita” quantitativa e “sviluppo” qualitativo, l’E. C. deve puntare allo sviluppo piuttosto che alla crescita.

Sotto il profilo teorico, i contributi si sono confrontati sulla compatibilità tra le prospettive aperte dal paradigma dell’E. C. e le logiche di una società altamente industrializzata e condizionata dalle regole del capitalismo (o dei capitalismi) in cui siamo sostanzialmente immersi a scala globale. Nello stesso tempo, vista la pervasività e il radicamento del capitalismo anche nei nostri immaginari, siamo probabilmente incapaci di concepire uno scenario alternativo; come un pesce immerso nella boccia di vetro non è in grado di immaginare un ambiente diverso dall’acqua che lo circonda. Questo paradosso, che minaccia di escludere a priori ogni possibile prospettiva di cambiamento, ha però rivelato qualche possibile via d’uscita: per certi versi, il carattere “eversivo” dell’E. C. appare più evidente nei confronti dell’assetto contemporaneo del neocapitalismo che nei confronti del capitalismo classico. Si intende per neocapitalismo un sistema economico profondamente caratterizzato da una produzione spropositata di beni di consumo e dalla incidenza di dispositivi come la leva finanziaria, la rendita, il marketing, l’obsolescenza programmata, che più voracemente incidono sugli squilibri globali e sul degrado ambientale. Il capitalismo finanziario, in particolare, esprime processi in buna misura estranei alla logica d’impresa, che invece costituiva il nucleo propulsivo del capitalismo classico, e che paradossalmente condivideva con il mondo del lavoro un unico avversario: la rendita parassitaria e i fenomeni ad essa riconducibili.

Un secondo aspetto, che ha preso forma nel corso del dibattito come ipotesi condivisa all’interno degli scenari tratteggiati dai quattro relatori, prefigura una strategia appropriata alla complessità del reale, al dispiegarsi delle contraddizioni insite nel sistema capitalistico, e che può approfittare efficacemente della frammentazione e dispersione dei poteri, è l’affiorare di pratiche interstiziali, capaci di occupare nicchie e smagliature presenti nel sistema, dotate di carattere radicale, come appunto molte tra quelle che si stanno raccogliendo intorno al tema sfaccettato dell’Economia Circolare. Radicalità contraddistinta (se ho ben capito) non tanto da un programmatica intenzione eversiva, quanto dal diffondersi e consolidarsi di comportamenti non convenzionali tendenti al riequilibrio sociale e ambientale, dalla dimensione ibrida delle pratiche, dalla transdisciplinarità come pure da un margine di indeterminatezza comunicativa, grazie alla quale è reso possibile attraversare i confini tra settori di competenze, di economia, di potere, aggirando e superando i paradigmi consolidati.

Si può allora presumere che sia appunto in queste maglie, in questi molteplici luoghi e processi resi apparentemente marginali dalle regole massive della grande industria e della finanza globale, che è possibile progettare e realizzare percorsi di circolarità, riannodando e combinando le relazioni tra persone, attività e risorse attraverso il Design Sistemico, dove la qualità viene valorizzata e gli scarti prodotti possono diventare materia prima e nuove risorse.

Il ruolo del Design Sistemico è quello di indagare e attivare le potenziali sinergie presenti in cicli produttivi o processi sociali precedentemente separati, ma in grado di convivere e interagire su territori interconnessi, a partire dalla attribuzione di valore alle materie prime e alle loro successive trasformazioni lungo l’intero ciclo di vita, intersecando competenze, pratiche e ruoli diversi, indirizzando verso esiti qualitativamente riconoscibili dal punto di vista ambientale, sociale, dello sviluppo economico locale e della riduzione degli sprechi.

È a questo punto che nella questione dell’E. C. si afferma come coprotagonista il concetto di “territorio”: il supporto fisico su cui i processi intorno a cui fin qui si è riflettuto assumono profondità e dimensione. Ed è appunto su questo aspetto, sulle diverse condizioni territoriali e insediative in cui i percorsi di Economia Circolare hanno trovato e possono trovare occasione di concretezza, che si svilupperà il prossimo incontro del 27 Ottobre.