2_ La città circolare tra grandi metropoli e aree intermedie.
SINTESI DEL SECONDO INCONTRO | 27 ottobre 2020 ore 17/20 | POLO DEL ‘900 |
Nel primo incontro, i diversi contributi dei relatori si sono confrontati con la questione dell’Economia Circolare a partire dalle formulazioni teoriche delle discipline economiche e sociali, traendone l’immagine di una sostanziale difficoltà a far convivere le logiche del neoliberismo, dell’estrazione del valore, del consumo esasperato e delle rendite parassitarie con il nuovo paradigma basato sulla conservazione il più lungo possibile del valore dei beni e delle materie prime, indirizzato al riequilibrio qualitativo dei modelli di produzione e consumo. Una immagine che sembrerebbe confinare le esperienze di Economia Circolare all’interno di interstizi marginali rispetto alle dinamiche “mainstream” dei grandi processi di trasformazione.
Nel secondo incontro, una ricognizione sulla realtà particolare dei territori ci ha proposto invece una dimensione del reale molto più sfaccettata, complessa e, tutto sommato, incoraggiante. Sia dal punto di vista delle istituzioni sovranazionali (Zevi), che cercano attraverso azioni diversificate di orientare le politiche locali, premiando le soluzioni più avanzate e sollecitando quelle più arretrate, sia dal punto di vista di alcune istituzioni territoriali (Barberis) che, per una fortunata combinazione di incontri e sottraendosi alle logiche dissipative della politica tradizionale, riescono a tracciare e mettere in pratica strategie trasversali, di ampio respiro e sguardo lungo.
Anche sul piano delle politiche industriali, emergono nuovi orientamenti: i rifiuti iniziano ad essere inseriti in processi che riconoscono la loro condizione di risorsa: almeno nel settore delle società di servizio, come ci ha descritto Christian Aimaro, presidente di IREN Ambiente, si sviluppano azioni che cercano di coniugare tecnologie avanzate, responsabilità sociale e difesa dell’ambiente, anche se si sconta l’ancestrale stigma nei confronti di ciò che deriva dallo scarto… Così pure dal punto di vista degli attori che operano nel sociale (Ostanel), che individuano nei vuoti (materiali e immateriali) abbandonati dalle istituzioni, le situazioni fertili per incunearsi, costruendo, con il poco che resta di coesione sociale, presidi di difesa e riconquista di posizioni.
In tutto questo, resta però sullo sfondo, inevaso, l’interrogativo se le pubbliche istituzioni, tanto dal punto di vista politico che di concreta capacità operativa, siano davvero in grado di giocare un ruolo determinante nel governare e sostenere iniziative efficaci; o se, con l’affacciarsi di nuovi protagonisti della scena politica ed economica, attori pubblici, privati, non-profit e della comunità locale, nati dall’ibridazione tra categorie tradizionalmente contrapposte (aziende partecipate, finanza sociale, nuovo mutualismo….) non si tratti piuttosto di individuare altre forme di azione politica, economica, tecnica, sociale, agite da nuove figure giuridiche a patrocinio degli interessi delle comunità locali e globali, che siano in grado di procedere con minori vincoli verso percorsi di reale transizione.
Certo, nessuno per ora sembra prendere davvero il “toro per le corna”, nel senso che nessun attore sembra voler davvero affrontare oggi, e neppure prevedere domani, un possibile conflitto con i gangli di potere che si riconoscono ostili alla transizione verso l’Economia Circolare, ma tutto sommato non è neanche detto che farlo sia, in questa situazione, utile e necessario. Forse sarà proprio l’eterogeneità delle forze in gioco, il loro divenire nel tempo e la loro capacità di contaminarsi reciprocamente a determinare l’affermarsi di una scelta piuttosto che un altra.
In attesa che un nuovo slancio visionario – il nuovo Bauhaus evocato da Ursula von Der Leyen – si affermi (davvero questo slancio visionario potrà essere condiviso da tutti?), anche nei settori più innovativi e socialmente responsabili del mondo imprenditoriale si va pragmaticamente diffondendo la constatazione che il futuro potrebbe davvero costituire una concreta minaccia, per la società nel suo insieme e per la sopravvivenza delle stesse imprese, mentre nelle variegate situazioni socio-economiche-geografiche emergono strategie alternative e in parte autonome, che permettono di far nascere e crescere nuclei di economia circolare, sia pure confuse in un milieu retto da logiche diverse. Ma questo probabilmente lo potremo considerare meglio nel prossimo incontro.
Insomma, se il panorama tracciato nel primo incontro, che descriveva forse la realtà contingente come un sistema rigidamente assoggettato alle regole di un potere univoco e intransigente, induceva ad un moderato pessimismo, la ricognizione del secondo incontro ci ha proposto una realtà molto più fluida e complessa e tutto sommato meno compromessa, dove i poteri, i versi e le direzioni delle forze in gioco sono più complessi, i piani si sovrappongono, le strategie e gli obiettivi si rimescolano, coesistono o si escludono senza preoccuparsi troppo della coerenza.