The Gentlemen (2019)

Chi si aspetterebbe che il film thriller The Gentlemen (id., 2019), del regista inglese Guy Ritchie, inizi con una colonna sonora da western tradizionale: Cumberland Gap (1996) cantata dal gruppo country statunitense David Rawlings Machine? Un disco che, nell’incipit, il gentleman Michael “Mickey” Pearson (Matthew D. McConaughey) seleziona in un juke box poco prima di sedersi a bere birra sgranocchiando qualcosa nell’antico Pub Princess Victoria a Londra? Mentre dietro appare un’ombra armata con revolver munito di silenziatore. Perché? semplicemente per la ragione che lui, americano, ama la musica tradizionale del suo paese d’origine. 

Guy è un self-made man che a 14 anni ha lasciato la scuola per seguire la sua passione: il cinema. E per breve tempo, la sua prima moglie, la pop star Madonna che in quanto a originalità e eccentricità non ha mai scherzato. 

Il fatto è che il colto regista di Snatch – Lo strappo(Snatch, 2000), Revolver (id., 2005), RoknRolla (id., 2008), Sherlock Holmes (id., 2009), ci ha abituati a questo raffinatezze e altro. La sua è la cultura del sorprendere, anche profondamente, e il più delle volte con tragica ironia (tutta la sua produzione è pervasa da questo atteggiamento. Infatti pur di definire in modo completo la maschera del personaggio mette in evidenza persino i suoi “semplici” gusti musicali. Anche se ormai il pezzo grosso in questione non è più un cowboy della provincia americana, è diventato un più che perfetto gentiluomo londinese. Un gangster, ricco e molto borghese, che frequenta l’alta aristocrazia, quella con la rendita e piena di debiti, con sempre necessità di denaro. Che abita in ville, palazzi e castelli molto costosi da mantenere. 

Ritchie usa tutto quello che gli serve per stupire, coinvolgere lo spettatore e trasmettere emozioni senza pregiudizi ideologici, è un genio. Sa scrivere… oltre alle sceneggiature i suoi testi sono perfetti, bellissimi, divertenti, mai banali. Alcuni lo definiscono emulo di Tarantino. Però con il regista di Pulp Fiction, ha in comune solamente il gusto per l’eccesso, non altro. In The Gentlemen strabilianti sono i costumi, tutti classicamente vintage British style, di Michael Wilkinson; abiti, camicie, cravatte, scarpe sono di Crockett & Jones e in particolare gli splendi tweed sartoriali che indossa Mickey, sono probabilmente di Gieves & Hawkes o Anderson & Sheppard.

Nel cast di The Gentlemen ci sono attori fuori classe. Oltre a Matthew McConaughey, Colin Farrell (Coach), Hugh Grant (Fletcher), Charles Matthew Hunnam (Raymond Smith), Henry Ewan Golding (Occhio asciutto), Jeremy Strong (Matthew Berger) e (unica donna) Michelle Suzanne Dockery (Rosalind Pearson). Mai visti tanti assassini così raffinati, eleganti; il film avrebbe fatto la felicità del maestro dello humor nero Thomas de Quincey (1785-1859) autore de L’assassinio come una delle belle arti che, nel caso non l’avesse letto, consiglio al mio lettore.

La Sinopsi: c’è una voce recitante fuori campo che ci informa e chiarisce gli avvenimenti. Ma lo svolgimento del film viene spiegato da un detective privato Fletcher (Hugh Grant) a Raymond Smith, gentleman gangster luogotenente segretario di Pearson, dopo che si è intrufolato in casa sua senza invito. I due si conoscono da tempo. L’omosessuale Fletcher racconta che, mentre beve un whiskey da 1.500 sterline, lui è lì per riferire che il re dell’editoria Big Dave l’ha assoldato, vuole vendicarsi di Pearson che lo ha umiliato in pubblico, per sputtanarlo sui suoi tabloid. Ma il vero motivo per cui Fletcher si trova nell’appartamento è un ricatto. Ricatto per il quale vuole, in cambio delle foto dell’involontario omicidio del figlio di un gangster russo (ex spia del KGB) da parte degli uomini di Pearson, la “modica” cifra di quattro milioni di sterline. 

Ma di notizie parallele, di linee narrative, nel film ce ne sono tante. Tra queste la più importante è che Pearson e la moglie socia Rosalind vogliono ritirarsi dagli affari, cambiare vita. Con grande dispiacere degli aristocratici amici che si ritroverebbero senza più risorse finanziarie. I due stanno vendendo tutto il business della produzione di marijuana in decine di luoghi segreti nelle campagne inglesi di lord amici a un ebreo miliardario, Matthew Berger etc. etc. C’è anche Coach (Colin Farrell), proprietario di una palestra di quartiere, con la sua banda di Rapper lottatori. Nel film si sentono le musiche dei Cream, dei Roxy Music, di Paul Welller e di Johnny Rivers.

Molte scene di The Gentlemen sono girate nel Princess Victoria Pub-Restaurant che si trova in Uxbridge Road, Shepherd’s Bush. Il locale è antico, risale al 1829, una delle prime Public house dove si vendeva gin al banco, solitamente frequentato da lavoratori pendolari e noti alcolisti. Progettato da anonimo architetto che anticipa l’eclettico Stile vittoriano ottocentesco. Un imponente edificio in paramano con ornamenti in stucco. È stato un “Pub irlandese” fino agli anni 2000. Oggi viene considerato tra i migliori Pub ristoranti della capitale. Gli arredamenti del locale, restaurati nel 2017, sono tutti originali d’epoca, con ai muri appese stampe di insetti e uccelli, ritratti a olio di personaggi vari e in ogni camera, al centro di una delle pareti, camini a legna in marmo che nel film si vedono funzionanti. Anche il prezzo di un pasto, piatto unico, è molto londinese 105,00 pound a persona. Un “Accidental Tourist” potrebbe essere sorpreso da tanta onesta londinesità.

Per tornare alle primissime emblematiche sequenze. Nel Pub … Mickey Pearson seduto a un tavolo di fronte all’antico bancone circolare recita sottovoce: “Nella giungla l’unico modo in cui un leone sopravvive, non è comportandosi come un re, [ma] essendo un re… Quando il leone ha fame, mangia”. Che poi è la filosofia criminale che anima tutto il lungometraggio. Tutti si credono leoni e cercano di mangiarsi a vicenda … pensando che gli altri siano gazzelle. 

Due antiche case di campagna si vedono nel film, la Wrotham Park e la Loseley Park. La Wrotham Park (1754) opera dell’architetto Isaac Ware (1704-1766) venne costruita per l’ammiraglio di S.M. Sir John Bing (1704-1757). È una villa neo-palladiana nell’Hertfordshire, a soli 30 minuti dal centro di Londra, circondata da 120 ettari di parco, incastonato nel mezzo di 100.000 ettari di verde pubblico. È stata utilizzata in più di venti film. L’architettura, è ispirata all’opera dell’architetto rinascimentale Andrea Palladio (1508-1580), il cui stile fu fiorente in Inghilterra dal XVI al XVIII sec.

Il Loseley Park (1568), del quale nella pellicola si vedono sia le immagini dell’esterno e sia di alcuni interni eccezionali — i proprietari i More-Molyneux lo abitano ancora — è una grande residenza di interesse storico di I° grado in stile Tudor con successive aggiunte e modifiche; la tenuta appare già nel Domesday Book del 1086 col nome di Losele. Originariamente è appartenuta a Sir Turald (Thorold) Roger II de Montgomery (?-1074) personaggio della storia inglese dai molti titoli. La nuova residenza la fece costruire il baronetto Sir William More (1520-1600) figlio di Sir Christopher More (1483-1549) figlio a sua volta di un pescivendolo, amministratore e proprietario terriero membro del Parlamento. Fu realizzata, e non si conosce l’architetto, tra il 1562 e il 1568 con pietre prese dalle rovine dell’Abbazia di Waverley (1128), la prima abbazia cistercense costruita in Inghilterra. La casa ha ospitato i regnanti di Inghilterra Elisabetta I Tudor (1533-1603) e Giacomo I Stuart (1566-1625), esistono ancora le stanze con gli arredi originali dove gli stessi hanno soggiornato. Tra moltissime camere, la principale, The great hall, contiene i pannelli lignei del demolito (1683) Palazzo Nonsuch (1538) di Enrico VIII, una galleria di strumenti musicali, gli intagli scultorei di Grinling Gibbons (1648-1721), le tende dei banchetti di Enrico VIII e una collezione di ritratti reali e di famiglia tra i quali quello della decollata Anna Bolena (15017-1536). Mentre in un salotto dal soffitto dorato c’è un enorme camino progettato dal pittore di corte Hans Holbein il Giovane (?-1543).

Unica nota contemporanea del luogo è il Giardino recintato progettato da Gertrude Jekyll (1843-1932), scrittrice e designer. L’hortus contiene una serie di “stanze” a temi diversi. Il giardino andato in abbandono è stato restaurato filologicamente nel 199394. Per prima è stata recuperata la “stanza” del Roseto in seguito quelle del Giardino delle Erbe, del Giardino dei Fiori, del Giardino Bianco e, recentemente, del Giardino biologico degli Orti e dei Fiori Recisi. Loseley Park è aperto ai visitatori tutto l’anno. 

Il Feng Shang Princess è un ristorante galleggiante cinese, sul canale in Regents. Un posto molto particolare e divertente. Appare sullo sfondo in una delle scene, il solito regolamento di conti con ammazzamenti. Se volete mangiare bene cinese in una pagoda rossa galleggiante e ricca di luci in un luogo mitico … eccovi serviti. Il locale si trova nel bacino di Southern Star Cumberland e si accede da Prince Albert Rd tramite un’interessante passerella coperta.

Altro locale pubblico che si vede in The Gentleman è l’Annabel’s, un club privato a Mayfair citato da Harper’s Bazaar: “… Aperto nel 1963 nel sottoscala del Clermont Club, una bisca frequentata notoriamente da Lord Lucan (1934-2016) Richard John Bingham, VII conte di Lucan giocatore d’azzardo e assassino di Sandra Rivett (bambinaia dei suoi figli)”. L’Annabel’s si trova al 44 di Berkeley Square, in una residenza in stile Georgiano di interesse storico di I° grado. Il suo fondatore, l’imprenditore Mark Birley (1930-2007) intitolò il locale all’allora moglie Lady Annabel Vane-Tempest-Stewart. Pochi mesi dopo l’inaugurazione, il club era già frequentato da un parterre di aristocratici e celebrità che includeva Elizabeth Taylor, Ella Fitzgerald, Naomi Campbell, Frank Sinatra e a volte … (dicono) da S.M. Elisabetta II (1926-2022)”. “Annabel’s, sinonimo di raffinatezza glamour…” “Un momento straordinario per essere a Londra”, ricorda Anna Wintour nel documentario Annabel’s: A String of Naked Lightbulbs (2014) che il regista Ridley Scott ha dedicato al locale e ai suoi ospiti. Mentre le scene di The Gentlemean si svolgono nel riprogettato club: nella sale delle Rose e degli Elefanti. Il nuovo locale è stato realizzato, in neo-neo Rococò, dallo studio di architettura d’interni Martin Brudnizki Design Studio. Ricordo le scenografiche sulla facciata d’ingresso in stile Pop che hanno cambiato nel tempo soggetto: la giostra, i pappagalli, il pagliaccio, il vampiro, i soldatini, i ghepardi e … altre. 

In The Gentlemen ho contato 17 location di Londra tra queste la Bankside Power Station Tate Modern (1891-2000), la stanza con vista sulla Cattedrale di Saint Paul (1675), il Longcross Film Studios (2006) e il Brompton Cemetery (1840) dove è sepolta la marchesa Luisa Casati (1881-1957) nobildonna italiana, protettrice di artisti e mecenate.

Nella foto Annabel’s – progetto di Martin Brudnizki Design Studio

Nello foto sotto da sinistra a dx: Feng Shang Princess,  Bankside Power Station Tate Modern, Wrotham Park, Brompton Cemetery, Loseley Park,