DOPO MEZZANOTTE (2004) di Davide Ferrario
Quasi tutti i film ruotano intorno a storie d’amore, sessuali, erotiche. Anche nei film più casti a prima vista lontani dal genere qualcosa affiora sempre.
C’è una lapidaria affermazione del poeta drammaturgo Thomas Eliot che dice, “…La sintesi della vita umana si riduce a tre parole Nascita Copula Morte…”. Tutto è un processo che nella Uphaniṣad Bhagavad Gita (III sec. a.C.) viene rappresentato con la metafora di Krishna che si mostra ad Arjuna nella sua vera immagine. Un immenso spaventoso “Moloch” con tutti gli esseri viventi che, in sacrificio, corrono copulanti, riproducendosi, verso la sue molteplici bocche, le potenti mandibole per essere ingurgitati, digeriti, maciullati e trasformati in energia da cui poi tutto rinasce; da lì la considerazione che nessun essere controlla il proprio destino, con libero arbitrio, tutto accade automaticamente ovvero è stolto pensare il contrario.
Queste affermazioni che penso stupiranno il lettore, mi vengono in mente ogni volta che, anche se la storia è un’altra, — il tema è sempre il sacrificio umano — entro nella Aula del Tempio del Museo del Cinema di Torino e vedo riprodotto il Moloch del film Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone, sceneggiato dallo stesso Pastrone e da Gabriele D’Annunzio. Nel film il Moloch è una scultura simulacro del dio posta in un tempio il cui ingresso è proprio un’enorme bocca attraverso la quale entrano gli spettatori ad assistere ai sacrifici umani per calmarne le ire, per ottenere vittorie e ricchezze. Chissà se i due autori l’idea del Moloch la presero dall’antico testo? Certo è che sceneggiatura portante del film si basa proprio intorno al tema di amore e thanatos.
Anche Dopo mezzanotte film del 2004 scritto e diretto da Davide Ferrario è una storia d’amore e morte. Interpretato da Giorgio Pasotti (Martino), Francesca Inaudi (Amanda) e Fabio Troiano (Angelo). Direttore della fotografia Dante Cecchin. Un frammento di sinopsi presa da Wikipedia: “…Martino, custode del Museo Nazionale del Cinema, è segretamente innamorato di Amanda, inserviente del fast food che frequenta. Esasperata dal padrone del locale, una sera Amanda ha una reazione violenta e lo ferisce versandogli dell’olio bollente sulle gambe. A seguito di ciò fugge spaventata trovando riparo proprio nella Mole Antonelliana, dove Martino le offre protezione nell’appartamento ricavato all’interno di un magazzino…”.
Dopo mezzanotte è un film che parla di cinema, un opera citazionista per appassionati, per coloro che amano ritrovare qualcosa di già visto in altri film, per cinefili incalliti. Nella linearità e originalità della vicenda sessuale, intorno a cui gira tutto, c’è molto del regista francese François Truffaut (1932-1984), del suo Jules e Jim(1962) “une relation à trois” con Jeanne Moreaux nella parte di Catherine. La pellicola è stata girata a Torino, principalmente nel Museo del Cinema e nel quartiere dellaFalchera.
Oltre alla Mole Antonelliana (1863-1889) di Alessandro Antonelli e al Quartiere INA Casa Falchera (1951-1960) progettato da un gruppo di architetti, Giovanni Astengo, Sandro Molli Boffa, Mario Passanti, Nello Renacco e Aldo Rizzotti, diversi sono i luoghi in cui il film si svolge: l’ex Stazione ferroviaria di Stura, il Circolo sportivo “Gli Amici del Po”, Lungo Po, Piazza del Municipio, Piazza Bodoni, Via Po, Palazzo Chiablese,
Dal 1995 al 2000 anno di apertura la Mole Antoneliana è stata ristrutturata per destinarla a Museo Nazionale del Cinema — dedicato alla sua fondatrice Maria Adriana Prolo (1908-1991)— su progetto dell’architetto torinese Gianfranco Gritella e con l’allestimento dello scenografo architetto svizzero François Confino.
Il Museo del Cinema di Torino non è solamente un esposizione di oggetti, rari reperti che riguardano la storia del cinema in gran parte della Collezione Maria Adriana Prolo, ma un vero proprio luogo di spettacolo. Si entra negli splendidi sotterranei con grandi colonne in mattoni — la Mole Antonelliana è un capolavoro ingegneristico costruita in laterizio e pietra — ove vi sono biglietteria, bar ristorante, l’accesso all’ascensore panoramico e altri servizi al pubblico e l’alcova del jukebox vintage per ascoltare le musiche di film. Si procede tramite uno scalone interno che porta alla sezione Archeologia del Cinema e sempre per lo stesso scalone si accede all’Aula del Tempio ove domina il Grande Moloch con le scheselong sulle quali sdraiarsi ed assistere a cortometraggi sulla storia del cinema e agli spettacoli, di immagini proiettate sulla volta, di suoni e luci. L’Aula del Tempio è circondata da stanze (chiamate alcove) in esse sono rappresentati tutti i generi cinematografici. Dall’aula si prosegue ai piani superiori, tramite una scala elicoidale e una rampa, in cui si sviluppano altre importanti sezioni del museo: la Macchina del Cinema e la Galleria dei Manifesti. Dal 2008, per volontà del direttore Alberto Barbera, il Genio Alato, che originariamente si trovava sulla cima della guglia e caduto a causa del nubifragio del 1904, è stato posto sul cornicione interno su cui gravita la volta dell’edificio, in posizione dominante a vegliare sul Museo e sul terribile Moloch. Oggi sulla cima della Mole c’è una stella.
Il Museo del cinema possiede una multisala cinematografica: il Cinema Massimo (1934) opera dell’architetto Ottorino Aloisio (1902-1986). Aloisio a anche progettato il Cinema Ideal (1939) di Piazza Statuto e il Cinema Teatro Gianduja (1946) in piazza Carlina – ex Teatro d’Angennes (1821) dell’architetto Giacomo Pregliasco in stile neoclassico; la cui facciata la si può ancora ammirare in via principe Amedeo 28. Il Cinema Gianduja à stato trasformato in anni recenti in casa di abitazione e negozi. Altra struttura separata dalla Mole ma di grande importanza La Biblioteca del Museo del Cinema (2007) di via Sospello progettata dall’architetto Alberto Caucino.
Sono più di 90 i film girati a Torino nel dopoguerra. Ne cito qualcuno:
Le amiche (1955) è un film diretto da Michelangelo Antonioni liberamente tratto dal romanzo Tre donne sole di Cesare Pavese. Banditi a Milano (1968) diretto da Carlo Lizzani. Tratta delle imprese criminali della banda Cavallero che insanguinò le vie di Milano nel 1967. Mimì metallurgico ferito nell’onore del 1972, scritto e diretto da Lina Wertmüller. La donna della domenica (1975) diretto da Luigi Comencini. I compagni è un film diretto da Mario Monicelli nel 1963 scritto dal regista insieme alla coppia Age Scarpelli. La pellicola ha come interpreti principali Marcello Mastroianni e Renato Salvatori. Così ridevano è un film italiano di Gianni Amelio vincitore del Leone d’oro nel 1998 alla 55ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il ritorno dello sciacallo (The Bourne Ultimatum) è del 2007 diretto da Paul Greengrass ispirato al romanzo Il ritorno dello sciacallo di Robert Ludum.
foto di Paolo Benegiamo