Alain Resnais svolge Hiroshima mon amour (1959) in un luogo mitico, il Parco della pace di Hiroshima, progettato nel 1949 su modelli occidentali dall’architetto giapponese Kenzo Tange, alla confluenza di due fiumi; al “ground zero” dell’esplosione della bomba atomica “litle boy” nell’agosto del 1945. Una cicatrice lunga un chilometro priva di retorica.
Nel grande parco vi sono diversi edifici di grande valore evocativo simbolico. Primo tra tutti il Memoriale della Pace, dell’architetto ceco Jan Letzel, in stile secessionista, costruito nel 1914 sulla riva orientale del fiume Motoyasu per promuovere le attività industriali della prefettura di Hiroshima. La costruzione di Letzel, in cemento armato e ferro, fu l’unica a rimanere in piedi (in parte) nella zona dell’esplosione. Sono rimasti tre piani e la torre all’ingresso sormontata da una cupola in vetro della quale è rimasta la struttura in ferro. L’edificio arriva a un’altezza di circa 25 metri; altra costruzione è la Grande fontana rettangolare all’interno della quale è situata l’isola di sassi bianchi coperta dall’Arco del Cenotafio al cui interno è riposto uno scrigno con i nomi delle vittime accertate dell’atomica oltre a una struttura a “T” ove è posta la Fiamma della pace sempre accesa dal 1964. La struggente linea prospettica che riunisce questi tre forti simboli della catastrofe si arresta sul Museo della pace di Kenzo Tange; altra opera del maestro poco più a sud è la Sala Nazionale della Pace con un vialetto circolare che conduce ad una sala ipogea. Al centro di questa sala c’è una fontana la cui forma rappresenta l’ora in cui fu sganciata la bomba.
Il parco si è sviluppato dagli “alberi della fenice o della risurrezione” trapiantati da diversi luoghi della città, i soli vegetali sopravvissuti che portano ancora oggi le tracce di bruciatura del fuoco atomico; Al centro del parco, tra il ponte sul fiume Honokawa e il fiume Motoyasu, non lontano dall’edificio commemorativo degli studenti mobilitati, c’è Il Memoriale dei bambini progettato dagli artisti Kazuo Kikuchi e Kiyoshi Ikebe, monumento dedicato a tutti i bambini vittime dell’attacco nucleare, la statua è circondata da angeli. Altro simbolo importante è il Luogo degli origami con la statua che raffigura Sadako Sasaki, la bimba che sopravvisse alla bomba e successivamente si ammalò di leucemia. Sasaki durante la malattia realizzò molti origami a forma di gru, poiché la gru in Giappone è simbolo di longevità e felicità.
In questo progetto di Kenzo Tange domina l’aspetto architettonico urbanistico classico occidentale comune in tutta la sua opera International Style. Nel nostro caso in analogia, guarda a caso, con l’Urbanistica di Washinton D.C. (1791) di Pier Jean L’Anfant, in seguito ripresa e realizzata da Andrew Ellicott: l’asse dell’United States Capitol, l’Obelisco del Washington Memorial, la Lunga vasca fontana, il Lincoln Memorial, il Ponte sul Potomac, il Cimitero militare di Arlington aggiungo il Vietnam Veterans Memorial “The Wall” (1982) della scultrice Maya Lin Ting. Come ho già descritto sopra, a Hiroshima le architetture sono allineate su un asse e immerse in un parco frequentato nel tempo libero dai cittadini. In Tange non c’è segno della cultura urbanistica giapponese, fatta di case di legno e carta con piccoli giardini, con vie strette assiali, c’è una volontà di rinnovamento che guarda esclusivamente alla cultura monumentale occidentale, statunitense.
Alain Resnais, tra i principali autori della Nouvelle Vague, in Hiroshima non amor parla dei segni, del dolore che la guerra lascia nel cuore degli individui. Il film inizia in una camera dell’Hotel New di Hiroshima, due amanti occasionali Lei (Emmanuelle Riva) un’attrice francese che sta interpretando il ruolo di crocerossina in un film sulla tragedia di Hiroshima e Lui (Eiji Okada) un architetto giapponese. Una relazione di due giorni, un colpo di fulmine, un’innamoramento struggente. Le scene proseguono nella minchiya dell’architetto e finiscono sulla terrazza di un bar di notte con all’orizzonte le luci al neon intermittenti della ricostruita Hiroshima. Il film è la successione di continui flashback raccontati dalla donna: le immagini degli abitanti della città subito dopo l’esplosione, le sofferenze fisiche, le terribili ustioni causate dalle radiazioni, la polluzione atomica che asseta gli abitanti, l’ospedale con i malati che ancora dopo quindici anni dall’eccidio lo affollano, alternate alle immagini della città e alle costruzioni che stanno sorgendo nello spazio ove è esplosa la bomba, con l’asse della memoria, il museo, il cenotafio, i resti della costruzione di Letzel. Tutto questo mescolate alle sofferenze subite dalla donna a causa della guerra nella sua città, Nevers. Al suo amore per un soldato tedesco, poi ucciso, la sua persecuzione dopo la liberazione, il taglio dei capelli, la sua fuga di notte in bicicletta a Parigi. Riprese bellissime, una fotografia in b/n perfetta di Michio Takahashi, dialoghi sintetici molto coinvolgenti e temi cari a Marguerite Duras, sceneggiatrice del film. Una pellicola sublime.
Un’interessante digressione: il Monumento funebre di Pierre Charles L’Enfant di William Welles Bosworth è situato, solitario, su una collina, in asse con il Cimitero di Arlington e il National Mall. A Arlington si trovano la tomba di J.F. Kennedy – sottotenente di vascello nella seconda guerra mondiale nel Pacifico – e il monumento in ricordo della battaglia di Iwo Jima. Il cimitero lo si vede nella sequenza iniziale del film I giardini di pietra (1987) capolavoro di Francis Ford Coppola.
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