L’uomo di Rio

SeÈ dell’architetto il fin la meraviglia come si fa a non celebrare Brasilia (1964) di Lucio Costa e Oscar Nimayer? o Chandigarh (1953) di Le Corbusier? o il Parlamento di Dacca (1962-1983) di Luis Kahn nel Bengala? O, ancora, la Madrid (1550 d.C.) di Carlo V quando, l’imperatore la progettò e la pianificò come nuova capitale dell’Impero spagnolo, al posto di Toledo, per liberarsi dallo strapotere dei vescovi della città e dall’influenza papale? o la San Pietroburgo (1750 d.C.) voluta da Pietro II il Grande contaminata dalle opere e dalle scelte urbanistiche di Antonio Rinaldi, F. B. Rastrelli, G. Quarenghi e C. Rossi? o laTorino sei-sette-ottocentesca e poi fascista? tutte città sviluppatesi in tempi storici particolari. O perché non parlare di quelle mai realizzate come la Welthauptstadt Germania (1936) di Albert Speer, la trasformazione voluta da Hitler di Berlino? O dei deliri architettonici di Adriano (76-138 d.C.) che costarono la vita a Apollodoro di Damasco (60-130 d.C.), il più grande architetto-urbanista di tutti i tempi che pianificò Roma sotto Traiano?

Colpi! Bum! Bum! Bum! Griderebbe Marinetti. Patapum! Patapum! Patapum! Risponderebbe Palazzeschi. Oggetti spaziali caduti come meteore nel territorio, deliri di onnipotenza, a coprire antiche città, a spodestare culture preesistenti, a scacciare i vecchi modi di abitare; macroscopici oggetti creati dalle idee visionarie di uomini di stato, re, imperatori, prìncipi, presidenti, imprenditori utopici, dittatori sterminatori, fuse con le idee di sublimi architetti di regime, a volte divinità a volte vittime sacrificali. I grandi progetti si realizzano quando c’è un folle committente che li vuole, li comprende e li finanzia facendo debiti? 

Parte del film d’avventura L’uomo di Rio (1964) di Philippe de Broca è realizzato a Brasilia, la città, di nuova fondazione, frutto del piano urbanistico modernista di Lucio Costa, divenuta la capitale del Brasile nel 1960, ma all’epoca delle riprese ancora in via di ultimazione e quasi disabitata. Leggo su Wikipedia: «… Brasilia è una città pianificata, caratterizzata da moderni edifici di colore bianco, i più progettati da Oscar Niemeyer. Organizzata a forma di aeroplano, la sua “fusoliera” è costituita dall’Asse monumentale, ossia due ampi viali che fiancheggiano un grande parco. Nella “cabina di pilotaggio” si trova Praça dos Três Poderes, piazza che deve il suo nome alle tre sedi del governo che la circondano …»

Il film d’avventura rocambolesca diretto da Philippe de Broca e interpretato da Jean-Paul Belmondo e Françoise Dorléac è una parodia dei film di James Bond che anticipa di quasi 20 anni I predatori dell’arca perduta (Raiders of the Lost Ark) del 1981 di Steven Spielberg. Caratterizzato dalla straordinaria fotografia di Edmond Séchan delle location di Rio de Janeiro, Brasilia e Parigi. La storia è stata ispirata dal fumetto Le avventure di Tintin (Les aventures de Tintin, 1929-1983), storie scritte e disegnate da Hergé. Spielberg dedicherà, proprio a Tintin, il film Il segreto dell’Unicorno (The Adventures of Tintin) (2011).

L’uomo di Rio è un film sofisticato, colorato e molto divertente. Nello stile non risente gli anni, malgrado ne abbia 50: se lo si trova lo si può vedere piacevolmente rilassati. L’azione cattura subito e porta con una fantastica corsa in alcune città molto complesse. Si vede Belmondo in licenza militare, per il fine settimana, volare da Parigi a Rio de Janeiro per salvare la sua ragazza che viene rapita (dall’Aeroporto di Orly a Parigi) e trascinata in Brasile, dove incontra i ladri delle statuette Inca, una delle quali rubata al Museo Quai Branly di Parigi. Lascerei perdere le molteplici location del film per concentrare l’attenzione su Brasilia e Niemeyer, la città in costruzione che i nostri eroi raggiungono alla fine del film per incontrare el señor De Castro (Adolfo Celi), un ricco industriale, costruttore, che possiede la terza statuetta.

Oscar Niemayer è l’artefice delle principali architetture di Brasilia, quelle in costruzione dove Belmondo si arrampica e salta come una scimmia tra un ponteggio e l’altro, o appeso a un cordolo di pochi centimetri a trenta metri di altezza, rincorso da banditi su enormi macchine di movimento terra in difesa della sua amata. La città di Brasilia è agli antipodi dell’architettura razionalista e modernista e le sue opere, se dovessimo fare un confronto con la classicità, sono come lo stile Jonico rispetto a quello Dorico delle altre tendenze.

Lascio l’approfondimento di Brasilia alle decine di pubblicazioni e siti che ne parlano dettagliatamente. È il solito capolavoro architettonico-urbanistico che, pur attuale e progettato in modo scientifico, ha qualche difetto come d’altronde tutte quelle città di enorme estensione che riconducono all’uso dell’automobile la loro fruibilità, tipo San Francisco, Los Angeles e Città del Messico etc. e non alla verticalità di Singapore o di Manhattan. Ma l’automobile, come possedere un cavallo in tempi antichi, ben si sa, è il simbolo della libertà individuale, della possibilità di movimento svincolato da tutto e tutti. Cosa sia meglio tra una città verticale e una orizzontale lo discuterò, se ne avrò occasione, in un altro articolo. Io preferisco stare in una città orizzontale antica, in centro, in una specie di hotel particulier immerso in un giardino, un locus conclusus. In una casa che non vorrebbe nessuno per via delle lunghe e verticali scale e delle grandi finestre serra (simile a quella di La finestra sul cortile del 1954 diretto da Alfred Hitchcock, il film che più di tutti ha influenzato i giovani registi della Nouvelle Vague), ove tutti guardano dentro e al centro del soggiorno c’è un pilotí le corbusieano che ne porta i solai. 

Niemayer, esiliato in Francia a causa delle sue idee politiche, in Italia progetta la sede della Casa editrice Arnoldo Mondadori Editore a Segrate (1968), la sede della Fata a Pianezza (1977-1979) e quella delle Cartiere Burgo a San Mauro Torinese (1977) e nel 2009 viene completata la costruzione dell’Auditorium di Ravello a lui intitolato.

Brasilia Photo by Daniel Costa on Unsplash