Questa volta l’interprete principale è la Stahl House di Pierre Koenig (1960), forse la più celebre tra le Case Study Houses (CSH). I film in cui si vede la casa sono molti, poco meno di venti, ne segnalo due degli anni ’90: la commedia Bella, bionda… e dice sempre sì (1991) di Jerry Rees ed il drammatico Un ragazzo di talento (1998) di Gregory Nava.

Quindi una villa CSH realizzata con parti industriali prefabbricate, in metallo, in cemento, in lamellare, moduli o tamponamenti strutturali in materiali plastici. Non ho mai visto esempi del genere in Italia anche se mi risulta che esista una villa, degli anni ’70, con le stesse caratteristiche industriali sulla collina torinese. L’ho cercata per anni nei miei vagabondaggi in bici ma non l’ho mai trovata.

Negli Stati Uniti molti si sono confrontati con l’economia della casa unifamiliare a basso costo. Primo tra tutti fu l’architetto inventore Richard Buckminster Fuller. Infatti Fuller arrivò a una sistematica standardizzazione industriale con lo Stockade Building System (1922): un sistema modulare in legno truciolare per produrre case leggere, impermeabili e antincendio. In seguito un risultato molto importante lo ottenne con la Wichita e la Dymaxion House (oggi le si possono vedere all’Henry Ford Museum).

La Dymaxion House (1930) è stata sviluppata per risolvere le difficoltà costruttive della casa unifamiliare ove esistono per realizzarla problemi con le tecniche costruttive tradizionali. Una rivoluzionaria casa industriale prodotta in catena di montaggio, tecnologica, in diverse versioni: kit prodotti in fabbrica, stoccabili, assemblabili in loco, pensati per essere adatti a qualsiasi sito o ambiente utilizzando le risorse del luogo in modo efficiente, economicamente vantaggioso. Uno dei punti di forza del progetto era la facilità di spedizione, di montaggio (con manuale) e l’utilizzo delle energie alternative, prodotte dal sole e dal vento (es. una piccola pala eolica per produrre energia autonomamente).

La commedia brillante Bella, bionda… e dice sempre sì (1991) di Jerry Rees è molto vicina allo spirito trasparente leggero agile della Stahl House. La storia è dello sceneggiatore Neil Simon, un maestro della commedia umoristica sentimentale. La parte del miliardario Charley Pearl è una delle migliori interpretazioni di Alec Baldwin e la Bassinger riesce quasi a oscurare con la sua bellezza il film stesso.

La trama di Bella, bionda… e dice sempre sì è molto divertente: Charley Pearl (Alec Baldwin) è un milionario playboy che sta per sposare Adele Horner (Elisabeth Shue) la figlia del proprietario di uno Studio cinematografico. Per questa ragione Pearl e i suoi amici vanno a Las Vegas per l’addio al celibato; ma in un bar, Pearl, conosce Vicky (Kim Bassinger)… un colpo di fulmine. Gli amici e Charley lo sconsigliano, la ragazza è la fidanzata del gangster Bugsy Siegel, ma Charley rimane ugualmente con lei. I fedifraghi vengono scoperti da Siegel. Ma Charley e Vicky si sposano lo stesso. Poche ore dopo la fidanzata di Charley, Adele, scopre il matrimonio e “impazzisce”, ma rinsavisce, perdona Charley e lo convince a separarsi da Vicky; cosa che accade. Ma mesi dopo Charley rincontra Vicky… nuovo colpo di fulmine…

Why Do Fools Fall in Love al contrario è un film drammatico romantico del 1998 diretto da Gregory Nava. Il film è la biografia del cantante Frankie Lymon, del gruppo rock and roll pionieristico Frankie Lymon & The Teenagers, morto, al solito, per una overdose di eroina. Il film racconta lo scontro legale tra le tre donne nella sua vita per ottenere la sua eredità.

Scritto da Tina Andrews, Why Do Fools Fall in Love vede la partecipazione di Halle Berry, Vivica Fox, Lela Rochon e Larenz Tate che interpreta Lymon. Little Richard nel film fa se stesso.

Tornando all’architettura della villa… “La storia della Stahl House inizia nel maggio del 1954 quando gli Stahl acquistano un piccolo lotto sopra Sunset Blvd. Nei successivi due anni C.H. Buck Stahl e Carlotta Stahl lavorano nei fine settimana per ricostruire il muro di contenimento di cemento crollato che circonda il terreno, fanno i muratori. Nell’estate del 1956 Buck Stahl costruisce un modellino tridimensionale della loro casa dei sogni. Con questo modello ingaggiano Pierre Koenig nel novembre 1957”.

Riporto questa citazione da Wikipedia: ”Koenig lavorò per diversi anni sull’utilizzo in architettura dell’acciaio prototipato. La sfida era nel trovare un modo per utilizzare l’acciaio che fosse sufficientemente standardizzato per essere economico e allo stesso tempo che garantisse qualità realizzativa delle finiture. La Stahl House rappresenta il culmine di questa ricerca. Dalla ingannevolmente semplice geometria al perfetto dettaglio delle articolazioni, la casa è un manifesto della vita contemporanea”.

L’8 aprile 1959 la casa fu inserita nel programma Case Study House dalla rivista Arts&Architecture e assegnandole il numero 22. La costruzione della casa iniziò a maggio 1959 e fu completato un anno dopo, nel maggio del 1960.

La Stahl House nel 1999 è stata dichiarata monumento storico-culturale della città di Los Angeles. Nel 2007, l’American Institute of Architects ha elencato la Stahl House come una delle prime 150 edifici nella lista “America’s Favorite Architecture”, una delle 11 nella California del sud. La villa è stata nel dicembre 2008,  in un sondaggio di esperti del Los Angeles Times, inserita in un elenco delle 10 case più famose di Los Angeles. Dal 2013 la Stahl House è inserita nel Registro nazionale dei luoghi storici degli Stati Uniti.

La Stahl House risulta immortalata nelle fotografie di Julius Shulman (un grande della fotografia). Le vidi fortunosamente in esposizione nel 1997 alla Galleria Sozzani di Milano. Famosa la foto che mostra due donne tranquillamente sedute in un angolo della casa con una vista panoramica sulla città di Los Angeles attraverso pareti di vetro dal pavimento al soffitto; sotto questo profilo non certo una novità, vista la Farnsworth House (1945-51) di Ludwig Mies van der Rohe. Ricordo anche, coeva alla Sthal, la Glass House (1959) di Philip Johnson. Il grande Mies aveva fatto scuola.

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