Berlino da città divisa a città capitale.
INCONTRO CON HANS STIMMANN.
Lunedì 18 novembre 2019 ore 17/20 | Polo del ‘900 via del Carmine 14 Torino | ingresso libero su prenotazione
Hans Stimmann, ha avuto modo di studiare le esperienze di rinnovamento urbano nella Germania Occidentale e in quella Orientale e ha diretto il Dipartimento di Sviluppo Urbano di Berlino dal 1991 al 2006, è un testimone chiave del processo di riunificazione di Berlino dopo la caduta del Muro, un profondo conoscitore e uno dei principali e più combattivi protagonisti di quegli eventi: delle scelte strategiche, dei processi, degli strumenti operativi e dei conflitti che hanno permesso di guidare in divenire il percorso di riunificazione, di coagulare volontà e risorse, di ricercare elementi di ricucitura tra due dinamiche urbane sviluppatisi autonomamente per quasi 30 anni.
Dialogano con Hans Stimmann:
Silvia Malcovati, architetto, è Professore Associato di Composizione architettonica e urbana al Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e Professore di Entwurf Städtebau alla FHP Potsdam.
Franco Lattes, architetto, è Professore Associato di Composizione architettonica e urbana a riposo al Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino. Comitato scientifico IN/Arch Piemonte.
Tutti i partecipanti sono invitati a contribuire alla discussione e porre delle domande. E’ prevista la traduzione simultanea.
Coordinamento: Davide Derossi, architetto. Direttivo IN/Arch Piemonte.
La partecipazione all’incontro da diritto a 3 crediti formativi professionali (CFP), come da autorizzazione 1309/2019 del CNAPPC. Gli ingegneri, invece, potranno avvalersi del sistema di autocertificazione dei crediti. Per la registrazione dei crediti occorre pagare solamente 5 euro per i diritti di segreteria. I soci IN/Arch non pagano i diritti di segreteria. La prenotazione è obbligatoria.
Per iscriversi QUI
L’evento è organizzato da IN/Arch Piemonte, insieme a Unione Culturale Franco Antonicelli, Goethe-Institut, Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di Torino, Polo del ‘900 all’interno della rassegna Berlino 89: muri di ieri e muri di oggi coordinata dall’Istituto Studi Storici Gaetano Salvemini.
Berlino, fin dal primo dopoguerra del secolo scorso, ha rappresentato uno tra i principali riferimenti attorno a cui si è sviluppato il dibattito della architettura occidentale contemporanea.
Un dibattito che ha contribuito a mettere in luce la profonda relazione tra stagioni politico culturali, immaginari urbani e forma fisica della città: dall’esperienza delle Siedlungen all’epoca di Weimar, al Monumentalismo Nazionalsocialista, ai capisaldi architettonici di Mies e Sharoun che per primi hanno impresso un senso ai terrain vague della città lacerata dai bombardamenti, fino alle profonde, diffuse e a volte spettacolari iniziative di trasformazione urbana, legate al processo di unificazione tra le due Germanie. Non si può prescindere dal ruolo determinante giocato dalla esperienza dell’IBA (Esposizione Internazionale di Architettura)1984-87, concepita come sperimentazione concreta di “ricostruzione critica della città” dopo le drammatiche distruzioni conseguenti alla seconda Guerra Mondiale, che ha ribaltato con i suoi molteplici interventi puntuali di ricucitura della città al suo interno il paradigma novecentesco della crescita a macchia d’olio delle città. Ma, al di là della vivacità che ritroviamo nello specifico del dibattito architettonico, ciò che rende unica l’esperienza di Berlino come “città laboratorio”, e che rimanda al tema generale di questo ciclo, è proprio la vicenda che ha traumaticamente diviso in due la città nella notte del 13 Agosto 1961 e – forse altrettanto traumaticamente – l’ha costretta a ripensarsi unita quando il 9 Novembre 1989, dopo una serie di eventi clamorosi e per certi versi paradossali, quel Muro è stato altrettanto improvvisamente demolito.
Il Muro ha rappresentato la separazione apparentemente irrevocabile di due realtà diverse e contrapposte, non solo per la città e per i suoi abitanti ma per il Mondo intero, che ha riconosciuto in esso l’icona della “Cortina di Ferro” che divideva le due grandi sfere di influenza globale negli anni della Guerra Fredda.
È proprio la sua condizione di “punto di sutura tra due mondi”, tra due paradigmi di città che hanno perseguito due visioni del mondo, ciascuno seguendo un proprio percorso, l’un l’altro ideologicamente e pragmaticamente contrapposte: all’Ovest la rappresentazione amplificata – culturalmente sofisticata – della opulenza e della capacità di abitare e sperimentare senza vincoli, in cui si riconosceva il “mondo libero”, in un avamposto incuneato oltre la “cortina di ferro”; all’Est l’esaltazione della “modernità” di una visione tutta orientata verso il “realismo socialista”, di una fisionomia urbana indirizzata, per un verso, all’esaltazione retorica del regime come lineare continuità con la Storia, per un altro verso ad elaborare la forma fisica di una società senza classi, mossa dai principi del rigore e dell’efficenza tecnica.
Il fascino della Berlino di oggi, la sua dimensione di metropoli insieme cosmopolita ed europea, la capacità di attrarre abitanti, investimenti, turisti, comunità creative, luoghi di rappresentanza, nuove declinazione di moderni city users, affonda in gran parte nel continuo dialogo tra Memoria e Innovazione, nel mescolarsi di molteplici centralità e caratteri, nelle stratificazioni depositate dalla sua stessa storia e plasmate dal combinarsi di politica, economia, stili di vita, cultura, arte: dal patrimonio storico della tradizione prussiana alla qualità diffusa e scenografica del centro città, ai virtuosismi delle Archistar e ai grandi eventi dei protagonisti dell’arte contemporanea, alla riqualificazione delle periferie dell’Est e dell’Ovest; il suo irripetibile carattere urbano risiede nella capacità di combinare la pluralità delle sue identità con la ricerca ostinata e a volte controversa di una idea coerente di città capitale europea. Quel fascino è per molti versi l’esito di una sfida difficile e complessa, rivolta a far coesistere, senza rinunciare al confronto, le massicce iniziative di rinnovo urbano e i conseguenti fenomeni di gentrificazione, con esperienze avanzate e organizzate di partecipazione dei cittadini, con la scena innovativa della cultura giovanile e delle avanguardie artistiche, con i grandi fenomeni globali della contemporaneità. E il dispositivo su cui quella sfida si gioca è presumibilmente quello della dimensione pubblica dello spazio urbano, della forma del vuoto come di quella dell’edificato, del suo paesaggio e delle pratiche urbane che è in grado di accogliere.
foto di jelle van leest su unsplash.com