Il recupero delle borgate alpine costituisce un obiettivo strategico per il governo di territori particolarmente sensibili come quelli alpini, sottraendoli all’abbandono. Il loro svuotamento, soprattutto di quelle meno prossime alle principali vie d’accesso ed ai fondovalle, ha comportato lo smantellamento di una rete di presidi elementari che hanno consentito, nei secoli, la cura del territorio montano.

Le borgate alpine rappresentano l’espressione di un insieme di caratteri architettonici e insediativi di particolare interesse per il loro significato storico e documentario oltre che per il valore estetico e ambientale. Le caratteristiche di tali insediamenti sono infatti la manifestazione di una cultura materiale spontanea e delle condizioni di vita dell’uomo di montagna, che le ha plasmate secondo le sue esigenze. Una realtà che rende le borgate molto diverse l’una dall’altra, in termini di caratteristiche dei diversi assetti urbani, del sistema delle aree libere e delle caratteristiche fisiche e architettoniche degli edifici.

Quella che contraddistingue i territori alpini interessati è una realtà molto complessa che, quando si intenda governare correttamente, presuppone un’azione articolata in ragione delle diversità che connotano i vari insediamenti. Una lettura limitata alla singola borgata non consentirebbe di cogliere tali caratteri in modo compiuto.

Per interpretare e valutare correttamente tali diversità ed individuare le diverse azioni di recupero lo strumento che sembra meglio prestarsi è un piano strategico, di livello sovracomunale, di recupero e valorizzazione delle borgate montane. Un piano che, con riferimento alle componenti prima richiamate, prenda in considerazione ambiti territoriali omogenei che potrebbero essere quelli delle Unioni Montane dei Comuni. La Regione, per garantire un approccio unitario in tutti i territori montani, potrebbe redigere delle apposite linee guida.

Il quadro conoscitivo del Piano strategico dovrebbe fondarsi su di un insieme complesso di analisi:

  1. la classe di idoneità geomorfologica dei territori interessati per valutare la recuperabilità delle borgate;
  2. il clima e il soleggiamento di ciascun nucleo;
  3. le caratteristiche del suolo, al fine di valutarne l’utilizzabilità;
  4. l’eventuale presenza di risorse idriche;
  5. le specie di flora e fauna presenti nei territori adiacenti all’edificato;
  6. la raggiungibilità ed il livello di servizio delle eventuali strutture presenti specificandone le condizioni di utilizzabilità;
  7. le reti degli impianti tecnologici eventualmente presenti;
  8. le caratteristiche dell’assetto urbano e degli spazi liberi;
  9. le dimensioni della borgata (in termini di residenti, superficie territoriale, quantità e dimensioni degli edifici…);
  10. le caratteristiche architettoniche ed il relativo stato di conservazione   degli edifici;
  11. il livello di utilizzazione del patrimonio immobiliare;
  12. eventuali esperienze pregresse in materia di recupero delle borgate alpine d’interesse per le realtà esaminate.

Fermo restando che gli interventi vanno finalizzati alla conservazione della copertura vegetale del suolo e alla limitazione delle azioni di trasformazione dello stato di fatto, sulla base di tali analisi il Piano dovrebbe:

  1. individuare le borgate recuperabili, soprattutto con riferimento alla classe di idoneità geomorfologia, specificando le eventuali condizioni;
  2. definire, sulla base delle analisi compiute, le vocazioni di ciascun nucleo recuperabile e, quindi, le possibili destinazioni (turismo estivo/invernale, coltivazioni, allevamento di bestiame, ecc.);
  3. definire le priorità d’intervento con riferimento allo stato dei luoghi interessati;
  4. garantire il corretto recupero dei nuclei attraverso la valorizzazione delle strutture insediative e delle tipologie architettoniche che li caratterizzano definendo gli interventi di riuso, recupero e riqualificazione dell’edificato, prescrivendo materiali e soluzioni tipologiche e costruttive coerenti con le preesistenze. Sono da escludere interventi di ampliamento ed espansione dell’edificato se non ricompresi in qualificati progetti di valorizzazione della borgata;
  5. definire gli interventi di riqualificazione degli spazi aperti interni agli insediamenti, spazi che non devono essere snaturati con interventi non consoni ai caratteri del luogo. Eventuali aree per la sosta veicolare dovranno essere realizzate ai margini o esternamente all’insediamento, evitando soluzioni impattanti sul paesaggio;
  6. individuare eventuali interventi di rifunzionalizzazione e riqualificazione della viabilità locale di versante esistente, specie nel caso in cui consenta l’accessibilità alle borgate per le quali si prevede il recupero.

Generalmente deve essere evitata la realizzazione di nuove strade di versante, se non in casi di riconosciuta necessità, valutando attentamente i progetti dal punto di vista ecologico e paesistico.

Un’analisi delle borgate del tipo di quella proposta, tra l’altro, potrebbe essere utilizzata per indirizzare in modo avveduto eventuali finanziamenti pubblici. Al fine di gestire correttamente un processo complesso come quello sintetizzato, sarebbe opportuno dotare le Unioni Montane dei Comuni di un’apposita “Agenzia per il governo del territorio montano”.

Un governo avveduto di un territorio particolarmente sensibile come quello montano, di rilevanza strategica anche per i territori di pianura, presuppone strumenti di governo adeguati. Cosa oggi raramente possibile stante il fatto che la gran parte dei Comuni montani ha una popolazione molto ridotta ed una disponibilità di risorse, anche in termini di tecnici disponibili, molto limitata.

Partendo da questa realtà la nuova struttura dovrebbe essere concepita come strumento tecnico-organizzativo a supporto dei Comuni aderenti, anche nel perseguimento di obiettivi di efficienza e di equità territoriale, attraverso una ridistribuzione delle risorse a livello sovracomunale utilizzando lo strumento della perequazione territoriale (art. 19 bis della lr 56/77 e s.m.i.).

Una pianificazione a scala sovracomunale, per essere condivisa ed attuata attivamente da tutti i soggetti interessati, deve infatti potersi fondare sulla compensazione dei costi e dei benefici delle scelte insediative, partendo dalla presa d’atto e dalla quantificazione delle esternalità negative e positive derivanti dalle decisioni in materia di sviluppo insediativo operate dai singoli Comuni.

Una struttura, l’“Agenzia”, che non dovrebbe comportare una moltiplicazione dei costi di gestione della “cosa pubblica”, ma essere costituita ricorrendo al personale già operante nei diversi enti territoriali interessati. Tutto ciò per favorire una visione complessiva del territorio interessato, presupposto per riorganizzare e riqualificare, nel suo insieme, l’assetto del territorio montano in modo coerente con il sistema ambientale, abbandonando il limite dei confini amministrativi. È in questa logica che la predisposizione del “Piano strategico di recupero e valorizzazione delle borgate montane” dovrebbe essere demandata all’Agenzia. Piano che poi, per le parti di competenza, dovrebbe essere recepito dai Comuni nei rispettivi PRG i quali, in alternativa, potrebbero, demandare tale compito all’Agenzia stessa, cui spetterebbe inoltre garantire:

  • la raccolta e l’elaborazione di dati statistici in campo economico, sociale, ambientale, nella gestione della qualità dell’aria, delle acque, delle reti infrastrutturali, dell’energia, per un efficace governo del territorio, interrelandosi con i vari soggetti aventi competenze specifiche nei diversi settori;
  • l’elaborazione di proposte di integrazione e di semplificazione dell’azione amministrativa;
  • la collaborazione in area informatica e telematica;
  • un adeguato supporto tecnico, di assistenza ai Comuni nella redazione/gestione di progetti complessi, degli strumenti urbanistici e dei relativi processi di VIA e VAS;
  • la collaborazione nella gestione coordinata delle azioni per promuovere il risparmio energetico in applicazione del “Patto dei Sindaci” lanciato dalla Commissione europea nel gennaio 2008;
  • il supporto ai Comuni nel reperimento di risorse pubbliche e private per realizzare progetti e infrastrutture di interesse per il territorio montano.

Partendo dalle analisi del “Piano”, l’Agenzia potrebbe così operare anche per far conoscere, valorizzare e promuovere le diverse realtà affinché i soggetti interessati, sulla base delle loro esigenze, possano individuare la borgata su cui intervenire.

Photo Hotel San Vigilius progetto di Matteo Thun.