A circa un anno di distanza dalla pubblicazione del fascicolo sul progetto del Memoriale della Shoà di Milano proponiamo questo breve testo di Emilio Battisti e il link alla pubblicazione (N.d.R.)

Amiche e amici carissimi,

oggi, nel Giorno della Memoria, ricorrenza che si celebra il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime dell’Olocausto, mi fa molto piacere annunciare la pubblicazione del fascicolo dedicato al Memoriale della Shoah che Annalisa de Curtis ha presentato  in occasione del ciclo di incontri Milano: nuove architetture a confronto che si sono tenuti presso One Works.

Progettato dallo studio Morpurgo de Curtis ArchitettiAssociati è un intervento molto singolare che, per la sua unicità, contribuisce sicuramente all’identità urbana di Milano anche se non è confrontabile con gli edifici di cui abbiamo discusso negli altri incontri in quanto non si tratta propriamente di una costruzione ma dell’allestimento di un grande interno ricavato nel corpo della Stazione centrale di Milano. Non c’è dubbio che a differenza di molti allestimenti che hanno carattere temporaneo, questo è destinato a durare a futura memoria.

In considerazione dell’interesse per la sua complessità, una prima questione che abbiamo discusso, riguarda il fatto che il corpo della stazione è stato assunto come un reperto archeologico che, come tale, dovrebbe essere conservato e rispettato nella sua integrità.

Infatti l’intervento si distingue nettamente dalle strutture preesistenti, giustapponendosi senza integrarsi, tuttavia, per esigenze sia progettuali che funzionali, la struttura della stazione è stata messa a nudo rimuovendo controsoffitti, tramezzi, intonaco ed è stata demolita una grande porzione della soletta per fare spazio alla biblioteca: un edificio nell’edificio che ora, ancora incompiuto, si presenta come una struttura a telaio in acciaio di tre livelli. Demolizione  che consente la percezione di uno spazio interno di sorprendente monumentalità.

Ma questa operazione oltre ad essere contraddittoria rispetto al presupposto di assumere il corpo della stazione come reperto archeologico, non tradisce anche le qualità spaziali del luogo entro il quale il Memoriale è stato realizzato, per la particolarità di essere proprio lo stesso dal quale sono partite le deportazioni?

Un secondo aspetto di cui si è discusso ha riguardato la raffinatezza estetica dell’intervento con ogni dettaglio appositamente disegnato, non utilizzando alcun manufatto di produzione corrente: parapetti, corrimano, giunti, snodi, tiranti… Gli unici elementi non disegnati appositamente sono le travi a doppio T della struttura della biblioteca, ma anch’esse sono di tipo particolare, hanno le ali leggermente rastremate e sono arrivate dalla Spagna. Ma questa ricercatezza formale non mitiga e contraddice il tragico significato del luogo, che sembra invece così ben rappresentato dalla parola INDIFFERENZA impressa a lettere cubitali nella parete in calcestruzzo che accoglie i visitatori?

Infine la distribuzione, lungo l’itinerario della visita, di vari elementi, fortemente caratterizzati con i quali la nostra attenzione e sensibilità è chiamata confrontarsi, a coglierne la particolare presenza e interpretarli: l’Osservatorio con alcuni accessori di dubbia utilità, le Stanze della testimonianza in studiato disordine, il Luogo di Riflessione cappella troncoconica, luogo sacro offerto a tutti, comprese le tre religioni monoteiste. Poiché la Shoah ha enormi implicazioni di carattere storico, politico e etico che pongono ciascuno di noi nella condizione di avere una forte esperienza non solo emotiva ma anche conoscitiva, un allestimento più didascalico non l’avrebbe resa più accessibile, efficace e oggettiva?

La descrizione molto dettagliata del fascicolo che pubblichiamo oggi, ci consente una approfondita riflessione  riguardo al modo in cui l’architettura può trasmettere contenuti ed emozioni.

IL FASCICOLO QUI