Match Point (2005)
Dicono che Wody Allen per le riprese del film Match Point (2005) per ragioni economiche abbia scelto Londra al posto della dell’amata New York. A Londra tutto costa meno, ci sono i migliori attori del mondo a prezzi stracciati, e la città favorisce come Torino i registi che vogliono girarvi un film. Ma io penso a ben altro. Credo fermamente che Allen abbia optato per Londra proprio perché il film è una tragi-commedia-triller shakespeariana. Shakespeare fu ispiratore di Allen già nella Commedia sexy di una notte di mezza estate (A Midsummer Night’s Sex Comedy) (1982) e in particolare con la tragedia Crimini e misfatti (Crime and Mismamors) del 1989. Infatti dalla Commedia sexy di una notte di mezza estate in poi la qualità delle sceneggiature del regista newyorkese si eleva ai livelli del grande Bardo di Avon. Da li in poi tra alti e bassi Allen ci dona film di grande fascino e coinvolgimento che si possono vedere e rivedere decine di volte senza mai annoiarsi. Film di valore universale dove con soavità, gentilezza, opportuno distacco, vengono rappresentati personaggi nella loro materialità ma anche nell’aspetto interiore, spirituale.
In Match Point sono moralità, avidità, lussuria, denaro e fortuna che fanno da padroni. Nella consapevolezza dell’autore che la vita è un sogno, è un automatismo, su cui l’uomo nulla può fare, nulla decidere, se non accettare nella solitudine del proprio cuore gli eventi a volte tragici, a volte felici, a volte fortunati, a volte sfortunati in quanto non esiste libero arbitrio. Nella certezza shakespeariana che nel mondo della dualità nessuno può sfuggire agli accadimenti. Chiunque sia virus, uomo o angelo. “…Nessuno nasce nessuno muore, nessuno uccide nessuno viene ucciso… (tutto è giusto e perfetto)”. Cito questi versi della Bhagavadgita (III sec. a.C.) che, se meditati, lasciano intendere e capire bene i temi tradizionali, neoplatonici, che il film sottende. E Allen ciò lo sintetizza subito nelle prime immagini di Match Point, con la palla da tennis che colpendo la rete non si sa da che parte possa cadere, chi dei due giocatori sarà fortunato?
In molte opere di Woody Allen come di William Shakespeare è presente il Wit: (cito da Wikipedia) …artificio letterario basato sulle sottigliezze lessicali. Sui giochi di parole, gli ossimori, le figure retoriche, che non sono mai fini a sé stessi, ma inseriti a creare voluti contrasti tra l’eleganza della convenzione letteraria e i sentimenti autentici dei personaggi, humor…
Al di la d’ogni considerazione filosofica Woody Allen è da considerarsi il più europeo dei cineasti statunitensi. La sua arte, le sue storie guardano all’Europa, al vecchio continente non certo a Hollywood.
In Match Point è la Londra moderna che fa da sfondo agli eventi, la Londra delle archistar, del design, dell’arte contemporanea, delle antiche case d’aste e della cultura a 360°. Allen usa numerosissimi luoghi e edifici fortemente emblematici. Gli attori si muovono da un posto all’altro della City e dalla città alla campagna, senza tregua, entrano e escono da uffici, negozi di New Bond Street, dai musei (la Tate Modern ex Bankside Power Station il cui recupero funzionale a esposizione museale fu realizzato nel 2000 dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuroun), dalla Saatchi Gallery, dal Royal Court Theatre in Sloan Square, dal Palace Theatre a Soho, antichi palazzi, ville neogotiche, giardini, ristoranti da 120 sterline a piatto, salgono su taxi, scendono da auto con autista, sotto la pioggia, la neve, al freddo umido vento, nello scorrere delle stagioni, sempre accompagnati da musiche del melodramma italiano. I testi sono scarni molto realistici, bellissimi, fortemente coinvolgenti. I personaggi parlano come nella vita di tutti i giorni, ognuno, con la propria conoscenza, cultura, ceto (non certo quella dello scrittore Woody) un recitare spontaneo; sono londinesi molto ricchi, raffinati e colti: eleganti nel vestire (con ciò che non da nell’occhio) ma che sanno distinguere la vigogna dal cashmere, e indossano morbide scarpe fatte a mano da artigiani italiani. Un film che avrebbe fatto divertire Shakespeare stesso.
La storia è quella di Chris Wilton giovane talento del tennis mondiale che decide lasciare le gare e di lavorare come maestro di tennis scegliendo, avendo un curriculum molto prestigioso, il Queens Club, primo club di tennis londinese. Un irlandese, scalatore sociale, alla Barry Lindon (The memoirs of Barry Lyndon, Esquire of the kingdom of Ireland) (1884), un appassionato di Dostoevskij, d’arte e d’opera lirica (è alla Royal Opera House ove fin dall’inizio dell’amicizia viene ospitato nel palco dagli Hewett) che grazie alla sua faccia tosta e empatia in breve tempo diventa amico di Tom figlio del ricchissimo imprenditore, forse aristocratico, Alec Hewett di cui riesce a sposare la figlia, Chloè, entrando nelle grazie della madre Penelope; assumendo ruoli di spicco nella azienda del suocero, la cui sede sociale è il grattacielo in 30 St Mary Axe The Gherkin (2003) il “cetriolo” progettato da Lord Foster, che per ragioni esclusivamente opportunistiche (non per crudeltà maniacale, odio e sadismo) uccide l’amante Nola Rice (Scarlett Johansson), ex fidanzata di Tom, in cinta e determinata a rivelare la loro relazione alla moglie Clohe e alla famiglia Hewett, pianificando prima l’uccisione, logisticamente necessaria al fine del delitto tutt’altro che perfetto, della anziana vicina di casa della giovane donna.
Nella parte finale del film ecco che vediamo entrare in casa tutti gli Hewett, con il bambino di Chris e Clohè appena nato. Siamo nell’appartamento, dei due giovani sposi, dalle enormi vetrate al 9 Orme Court Queensway progettato dallo Studio EPR Architetects, con vista imprendibile sul Tamigi, il London Bridge, la Houses of Parliament con la Elizabeth Tower (1097-1834) ovvero sulla cupola della St Paul’s Cathedral (1697), la più grande struttura in legno del mondo opera dell’architetto Christhopher Wren. E mentre tutta la famiglia Wilton Hewett beve champagne Dom Pérignon per festeggiare la nascita, a Chris, come a Macbeth, appaiono gli spiriti, le ombre delle due assassinate che gli chiedono se valeva la pena ucciderle, uccidere il figlio, per così poco. Ma Chris Wilton sa che lui stesso è vittima del caso, del mondo della dualità, quindi Molto rumore per nulla (1589). Questa volta, la palla (anello) è caduta dalla sua parte. Chissà la prossima?
Foto di Gabriel Varaljay su Unsplash