Murder mistery
Murder Mystery (2018), una commedia di genere thriller-comico di Netflix con Jennifer Aniston e Adam Sandler, non è gran film, a parte le ben scelte differenti situazioni ambientali italiane in cui si svolge. Tra le tante, nelle ultime sequenze, il lago di Como, la città e i paesini della riva da Argegno a Laglio. Un film di azione ove gli interpreti utilizzano i più diversi mezzi di trasporto: auto sportive, motoscafi, idrovolanti, moto, sono i veri protagonisti, si sfidano, si rincorrono e distruggono. Un film fatto di dialoghi divertenti ma con una trama e una regia poco convincenti. Però è un documento importante, perché mi permette di ricordare Giuseppe Terragni (1904-1943). Murder Mystery finisce proprio, con uno schianto, sulla riva del lago tra il Tempio Voltiano e il Monumento ai Caduti di Terragni.
Certo è che quando si parla di razionalismo e di capolavori di architettura non si può che far correre la mente proprio a due edifici di Terragni: la Casa del fascio (1936) e l’Asilo infantile Sant’Elia (1937) di Como, e non solo. La città è costellata di opere del nostro grande architetto; con Lingeri ne fece anche il piano regolatore generale. Quella del Monumento ai caduti (1933) è una storia interessante perché fu coinvolta la memoria, “il segno” dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia (1988-1916) che era proprio di Como. Cito da Wikipedia “… in origine il progetto presentato da Terragni prevedeva un’impostazione di due lastre verticali traforate e parallele che racchiudevano nell’intercapedine lo spazio celebrativo. In visita a Como irrompe nel dibattito sul monumento anche il fondatore del movimento futurista Tommaso Marinetti che propone di realizzare (invece del progetto di Terragni) una trasposizione fattibile del disegno di centrale elettrica (ovvero una Torre faro) di Sant’Elia … nonostante la critica di Persico circa la trasformazione a monumento del progetto di una centrale elettrica … il pittore futurista Enrico Prampolini nel 1930 si prende l’incarico di tramutare il disegno di Sant’Elia in un’opera architettonica e di seguito si comincia la costruzione sotto la direzione dell’ingegnere Attilio Terragni, fratello di Giuseppe … presto si rivela però l’insufficienza del progetto a causa della mancanza di elaborati tecnici. Quindi a cantiere aperto è chiamato Terragni a intervenire…”.
La Como di Terragni è stata la meta di uno dei miei viaggi nell’architettura. Allora non guidavo l’auto e viaggiavo in treno. Mattina … arrivo a Milano Stazione Centrale, visita a Casa Rustici (1935) e alla Casa della Maggiolina (1035) di Luigi Figini (1903-1984) e Gino Pollini (1903-1991). Pomeriggio partenza da Greco Pirelli, arrivo a Como San Giovanni (37 minuti) con il mio amico pittore siculo-milanese Miro Cusumano (1938-1987). Astrattista geometrico, amico di Michel Seuphor (1901-1999), appassionato di De Stijl, Kazimir Malevič e del Suprematismo russo, grande intenditore di architettura razionalista.
Cusmano diceva che Como era il principio, l’origine di tutto, il verbo. Che da Como era partito il soffio del rinnovamento culturale, economico, industriale, italiano. Che a Como si “usmava” il profumo delle avanguardie astratte e razionaliste che con la loro creatività unica originale influenzarono il mondo intero. E ancora oggi un esempio per tutti, il Museo dell’Ara Pacis a Roma di Richard Meier del 2006.
Mentre il treno passava tra le campagne ondulate della Brianza, Miro mi parlava degli astrattisti comaschi, Manlio Rho e Mario Radice, Aldo Galli, Carla Badiali, Carla Prina; della Badiale ne aveva grandissima stima. Fu Alberto Sartoris (1901-1998) a contribuire a diffondere le prime esperienze artistiche razionaliste ed astratte italiane, facendo conoscere in ambito internazionale i lavori dei pittori e degli architetti comaschi. E fu Miro a parlarmi di due grandi dell’architettura, Cesare Cattaneo (1912-1943) e Pietro Lingeri (1894-1968).
A Como, di Cattaneo (assolutamente da vedere in loco), la Fontana complesso monumentale di piazza Camerlata realizzata con l’artista M. Radice nel 1936 e l’asilo di Asnago G. Garbagnate (1937). Da leggere un suo importantissimo libro, Giovanni e Giuseppe, dialoghi di architettura (1941), tra i contributi teorici più importanti del razionalismo italiano. Pietro Lingeri fece parte del M.I.A.R. con Terragni e Cattaneo, Pietro e Terragni erano grandi amici e condividevano lo studio di Milano. Partecipò al progetto per il Monumento ai caduti di Como e al concorso del Palazzo Littorio di Roma: oltre al suo nome scorrete quelli, pazzeschi, dei collaboratori di Terragni (A. Carminati, E. Saliva, L. Vietti, M. Nizzoli, M. Sironi, I. Bertolini). Con Cattaneo, realizzò il Palazzo INAM di Como e collaborò al Palazzo dei Congressi di Roma.
Per tornare a Terragni, voglio ricordare ancora un’opera straordinaria – anche se non si trova sul territorio di Como – il Monumento a Roberto Sarfatti a Sasso Asiago (1935). Tantissime sono le opere che ha progettato nella sua breve vita, più di 27 in soli 15 anni, dal 1927 al 1942. Nel 1933 fondò anche, insieme agli amici astrattisti, la rivista Quadrante che verrà poi diretta da Pier Maria Bardi e Massimo Bontempelli. Questa volta poco cinema e tanta storia dell’architettura. Ma quando ci vuole … ci vuole. Ho parlato di un mondo, di una città, di architetti artisti che purtroppo ancor oggi non sono considerati e ricordati nel giusto modo. Penso solo per ragioni ideologiche per me incomprensibili.
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