La “spiritualità atea” di Wenders crea – in collaborazione con Peter Handke, autore di molti dialoghi – una sceneggiatura stravagante: la caduta degli angeli nella materia, nel mondo sensibile … angeli che diventando umani rinunciano al proprio ruolo di protettori invisibili. Per il regista tedesco non c’è salvezza neppure a livelli superiori di coscienza-conoscenza: due piccole divinità angeliche si perdono nella natura progettata della città, del bene e del male, del bello e del brutto, del bianco/nero e del colore, del dolore e del piacere: l’emotività, la bontà, l’amore, i sentimentalismi etc., le costruzioni mentali dei vivi sono i “veleni” che li allontanano dal cielo.
“Il cielo sopra Berlino (Der Himmel uber Berlin, 1987) e il sequel Così lontano così vicino (In weiter Ferne, so nah!, 1993) raccontano … la storia di due angeli, Damiel (Bruno Ganz) e Cassiel (Solveig Dommartin), che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, si aggirano per Berlino con lo scopo di ascoltare i pensieri dei vivi … Questi si affezionano particolarmente alla condizione umana, sentendo fortemente l’attrazione esercitata dalla città e dalla sua stessa gente …”. L’estratto da Wikipedia spiega bene l’idea portante di Wenders che “i luoghi sono più importanti degli attori per raccontare una storia”. I due film sono la memoria della Potsdamer Platz, nella Berlino divisa dal Muro, prima di diventare un’estesa area edificata con l’apporto dei più importanti architetti degli anni ‘90.
Gli angeli scrutano, osservano i berlinesi e ascoltano i pensieri dei passanti, tra i quali una donna incinta, un pittore, un uomo che pensa alla sua ex ragazza. Di loro conoscono la storia dalla nascita, sanno tutto, li seguono invisibili fino alla morte senza dare giudizi morali etici, senza influenzarne le scelte, poiché il loro compito è soltanto quello di custodirli spiritualmente, assisterli con la loro costante presenza. Il problema è che Damiel e Cassiel, giorno dopo giorno perdono le ali, si fanno coinvolgere strumentalmente dai loro assistiti; non riuscendo a mantenere il distacco necessario si reincarnano, tornano umani, misericordiosi, consolatori, per proteggerli fisicamente e, a volte, salvarli dalla morte prematura ovvero aiutarli ad uscire dalla povertà, dalla disperazione esistenziale, dalla corruzione morale. Damiel si innamora di Marion una trapezista. Anche Peter Falk, a Berlino per interpretare un film, è un ex angelo; è lui a spingere Damien a fare la scelta di essere uomo e di sposare la donna.
Gli angeli, soli o in coppia, si ritrovano spesso sulla cima di alcuni edifici storici, per guardare la città di Berlino dall’alto, ma anche tra le rovine industriali della Splitgerber & Daum con le torri di fusione. O passeggiano discutendo lungo il Lohmühlenbrücke, il ponte sul canale da cui è visibile il Muro. Damiel e Cassiel vengono poco alla volta risucchiati dalla città; li troviamo, addirittura, all’interno della concessionaria di automobili sulla Kurfüstendamm, a provare una cabriolet BMW; mentre dialogano del loro attaccamento al mondo degli uomini, dimentichi che possono andare ovunque volando. Al punto che, in Così lontano così vicino, Cassiel, anche lui ormai umanizzatosi, aiutato da Emit Flesti (Willem Dafoe), un angelo che sa rallentare il tempo, calandosi con corde elastiche dall’alto, si fa uccidere mentre salva la bambina sottraendola ai rapitori, all’interno di una monumentale struttura in ferro, tra grandi ruote industriali. E sorpresa, alla morte, fenice, ridiventa angelo insieme alla sua bella Raphaela.
Vediamo Cassiel posato sulla sommità della Scultura della Vittoria alata di Friedrich Drake (Sieghessäule) da cui si leva in volo per atterrare nella Große stern, intorno alla quale gira un traffico vorticoso. La colonna fu progettata nel 1864 da Heinrich Strak ed è posta nel Tiergarten, in asse con il retro del Reichstag e la Porta di Brandeburgo, come stabilito da Albert Speer nel 1936. Lo si vede insieme all’angelo Raphaela (Nastassja Kinski) sua compagna, entrambi seduti sotto la Quadriga con il cocchio (nel film gli angeli hanno il sesso). Poi disperato quando assiste al suicidio di un giovane dal tetto della Torre Europa Center, con alle spalle il marchio della Mercedes Benz. Sempre Cassiel, mentre segue con lo sguardo una prostituta dal terrazzo sul quale fuoriesce a sbalzo, a mo’ di polena, una scultura alata (Décò), un edificio che assomiglia al palazzo di Annibale Rigotti in via Viotti 2 a Torino. Il luogo dove dimorano gli angeli è lo spazio della Biblioteca di Stato (Staatsbibliothek) realizzata tra il 1967 e il 1978 su progetto dall’architetto neo-espressionista Hans Scharoun, autore anche della Philharmonie.
Il Comune di Berlino, alla riunificazione della città, divise l’area di Potsdamer Platz in quattro parti, da vendere separatamente a diversi investitori: ad esempio la più ampia delle quattro andò alla Daimler AG che incaricò l’architetto genovese Renzo Piano di pianificarla; la seconda zona andò alla Sony, la quale eresse i suoi nuovi uffici centrali europei. Il Sony Center venne progettato da Helmut Jean. Potsdamer Platz si riempì velocemente di edifici fino alla configurazione attuale, il simbolo della guerra fredda ora non c’è più. Berlino è tornata quella dei tempi di Federico il Grande.
È nella Marlene Dietrich Platz, creata con gli interventi urbanistici di Potsdamer Platz che si si trova il Berlinale Palast dove ogni anno si svolge il Berlin International Film Festival uno dei festival cinematografici più importanti al mondo.
Un film filosoficamente confuso malgrado la genialità degli autori … ma non voglio dare giudizi senza poter approfondire, non c’è spazio, in fondo tutto è giusto e perfetto. Dice Marion nel film “In ogni caso non ci si può perdere, alla fine si arriva sempre al Muro”.
Staatsbibliothek – foto di Jorge Franganillo su Flickr.