Alfred Hitchcock diede sempre molta importanza alla qualità delle architetture utilizzate nei suoi film. Molte volte costruite appositamente con grande profusione di denaro, altre già esistenti, sempre spazi di grande effetto evocativo, di suspense, oltre che fortemente estetici. Rammento La finestra sul cortile (un cortile del Greenwich Village, del 1954), la villa vittoriana sulla collina in Psyco (1960), il paese di Bodega Bay in Gli uccelli (1963). Spazi codificati utili al coinvolgimento dello spettatore, a spronarlo ad entrare nel film, a rischiare la vita con gli altri personaggi.
Intrigo internazionale (North by Northwest, 1958) è un film girato quasi totalmente in esterni; in questo caso, Hitchcock più che mai cercò di inserire elementi architettonici di rilievo sia per puro gusto estetico sia per dare più enfasi alla narrazione. Però la villa del magnate è solo una parziale riproduzione della Fallingwater, l’edificio alle origini scelto per il film. Purtroppo la famiglia Kaufman, proprietaria dell’edificio originale, non concesse l’autorizzazione per le riprese della villa realizzata da Frank Lloyd Wright.
Non so se oggi la parte di architettura edificata appositamente per il set esista ancora; Hitchcock collocò la ricostruzione dell’opera quasi a ridosso del monte Rushmore, il ciclopico monumento con le effigi dei presidenti americani realizzato dallo scultore Gutzon Borglum e dal maestro carpentiere (e principale scultore), l’italiano Luigi Del Bianco. Certo è che il risultato fu eccezionale. Il rapporto tra architettura, scultura, design d’interni, vista sulla valle, natura e spazio cinematografico rendono il film unico, non solo per il piacere dei cinefili ma anche per gli amanti dell’architettura e del paesaggio costruito.
Fu dunque allestito un set riproducendo oltre alla villa anche gli ambienti, con particolari architettonici e arredi della stessa Fallingwater. Nel caso di oggetti, soprammobili e suppellettili, a realizzarli furono gli architetti scenografi Robert Boyle, William Horning, Merrill Pye, Henry Grece e Frank McKelvery. La villa del film è quindi più wrightiana che una copia fedele: il vertiginoso sbalzo del terrazzo è assicurato da enormi mensole di cemento armato, perché vi si svolgono le scene più audaci del film. Non di più però di quella finale, ove Gary Grant salva Eva Marie Saint, ormai a strapiombo sul vuoto, aggrappata al viso di un presidente, un attimo prima che precipiti.
Lehman, lo sceneggiatore, visitò bene i luoghi in cui avrebbero dovuto muoversi i personaggi, perché con Hitchcock non si poteva sbagliare: New York, il palazzo dell’ONU, Glen Cove, Chicago, l’Ambassador East Hotel. Addirittura completò la perlustrazione con una scalata del Monte Rushmore.
Fondamentale la location nell’allora avveniristico palazzo di vetro dell’ONU disegnato da Oscar Niemeyer con l’utilizzo di molte idee di Le Corbusier, portato avanti Bodiansky e Weissmann e costruito in una collaborazione successiva da Wallace Harrison e Max Abramovitz. Si dice che ormai gli edifici delle Nazioni Unite di New York vengono considerati obsoleti, consumati, non sufficientemente capienti per i tempi attuali, da ricostruire. Speriamo che non li abbattano, com’è usanza in quei luoghi ‘selvaggi’.
Quando da ragazzo vidi il film, di New York non conoscevo nulla ma ne avevo solo sentito parlare in casa, anche se ai grattacieli ero un poco avvezzo, perché vivevo a Milano. Già c’era la Torre Breda di Luigi Mattioni mentre Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers avevano da poco realizzato la Torre Velasca e Ponti il grattacielo Pirelli. Rimasi abbacinato dalla bellezza della forma del Palazzo di vetro, le diverse parti complementari e funzionali tra loro. Bei ricordi, belle emozioni … anche lo spazio urbano riservatogli mi colpì molto e mi piacque quasi come la piazza del Duomo di Milano, dove coabitano ancora oggi architetture d’ogni tempo armoniosamente unite tra loro dall’abilità dei nostri architetti. E pensare che allora la facciata del palazzo di fronte al Duomo era completamente rivestita di insegne pubblicitarie luminose. Più di tutte risaltava la pubblicità del lucido da scarpe Brill: era un’autentica pop-square.
Se avete la possibilità di fare un bel viaggio seguite il percorso che fece lo sceneggiatore Lehman. Partite da Long Island e visitate i luoghi del film fino a Rapid City, nel Dakota del Sud, dov’è il monte Rushmore. Chissà, magari vi potrebbe apparire d’improvviso la villa del terribile James Mason alias Phillip Vandamm. Ma che dico? La casa intera, vista da lontano, nel film è soltanto una maquette. Il cinema è finzione. Al massimo potrebbero esserci ancora le varie parti costruite per il set, resti archeologici (di un film) rivestiti d’edera, per feticisti seguaci di Ruskin.
sopra – una sequenza del film con Fallingwater sullo sfondo / sotto – la locandina del film Intrigo internazionale
