A partire dagli anni trenta Los Angeles diventa un laboratorio di architettura contemporanea. Vengono costruite ville importanti che parecchi anni dopo saranno utilizzate in molti film. Realtà dalle caratteristiche particolari, originali, fuori dal comune, situate in paesaggi strepitosi. Anche gli interni, gli arredi, progettati appositamente in ogni particolare, le rendono interpreti della forte personalità dei proprietari, della loro influenza culturale e sociale. Pertanto importantissime per lo sviluppo della narrazione filmica … una grazia donata da qualche divinità protettrice delle arti.
È il caso dell’ambizioso complesso in legno e pietra a secco della Oboler House o Eaglefeather, realizzato solo parzialmente sulle colline di Malibu tra il 1940 e il 1955, da Frank Lloyd Wrigth per Arch Oboler (1909-1987) scrittore, regista, produttore, nonché personaggio radiofonico e televisivo. La casa apparve per la prima volta nel film Five (1951) dello stesso Oboler e anche nel giallo Twilight (1998) di Robert Benton, un thriller del 1998, scritto da Benton stesso e dallo scrittore Richard Russ, interpretato da grandi attori: Paul Newman, Susan Sarandon, Gene Hackman, Reese Witherspoon.
Negli anni ’40 Arch Oboler e sua moglie Eleanor Helfand decisero realizzare nella loro tenuta chiamata Eaglefeather, un terreno di 141 ettari nelle montagne allora desertiche di Santa Monica sopra Malibu, un grande progetto di Wrigth che includeva una casa d’abitazione, uno studio di lavorazione dei film, una portineria, stalle e recinti per cavalli, insieme a infrastrutture varie, per capirci un organismo alla Taliesin. Tutto questo, quindi, progettato in modo da non incidere sul territorio: tutto il costruito doveva essere perfettamente integrato al paesaggio, mimetizzato imitandone l’orografia, utilizzando i materiali in loco, secondo i principi dell’architettura organica. Fu Kenn Lockhar un associato di Taliesin, dal 1940 al 1944, a dirigere i lavori per conto di Wright.
Sfortunatamente, il sogno degli Oboler non fu mai realizzato integralmente. Secondo l’architetto Fay Rippon la coppia smise di costruire la casa quando uno dei loro quattro figli morì proprio sul cantiere. Ma anche per via di una crisi finanziaria.
Nella prima fase, nel 1940, venne edificata l’abitazione dei custodi. L’anno successivo a una certa distanza su una collinetta vicina lo studio di Eleanor. Alla fine fu ampliata collegando i due iniziali edifici fino alle dimensioni dei ruderi attuali. Questa struttura è l’unico esempio di costruzione in pietra di Wright nel sud della California. Gli Oboler hanno vissuto nella casa fino al 1987. Purtroppo oggi la villa non è più visitabile essendo andata distrutta nell’incendio che devastò la zona nel 2018. Pertanto il film rimane una testimonianza di valore storico assoluto.
La trama di Twilight è complessa: Harry Ross (Paul Newman) è un poliziotto in pensione che diventa, come succede spesso nella realtà americana, un detective privato. Harry vive nella tenuta (Eaglefeather) del suo amico Jack Ames (Gene Hackman), un ricco attore che sta morendo di cancro e di Catherine (Susan Sarandon) sua moglie.
Un giorno, Jack chiede il favore a Harry – che già sta investigando per riportare la figlia diciassettenne della coppia Mel (Witherspoon) fuggita all’estero – di consegnare un pacco a un indirizzo di Los Angeles. Per questo Ross si trova indagato per omicidio. Questo strano evento risulta essere il primo di una serie di colpi di scena; cosa che fa emergere un caso irrisolto, ventennale, riferito alla scomparsa dell’ex marito di Catherine, moglie dell’attore. Intanto Herry rintraccia Mel e il suo fidanzato Jeff Willis (Schreiber), in una località messicana. Mel, mentre Terry e Jeff si menano, spara accidentalmente a Harry con la pistola caduta in terra al detective durante la colluttazione, colpendolo nella parte superiore della coscia.
In tutto questo appare un altro ex poliziotto, Raymond Hope (James Garner), che vuole indagare allo scopo di aiutare Catherine. Un gran casino difficile da seguire … ma molto interessante.
Nel giallo Twilight hanno un ruolo importante anche altre residenze di Los Angeles: la Dolores Del Rio House (1929) a Santa Monica progettata per sé e la moglie dallo scenografo Cedric Gibbons (suo il design della Statuetta degli Oscar) aiutato dall’architetto Douglas Honnold: costruita in uno stile che accosta Razionalismo e Deco. Altra casa strepitosa è la Jacobsen House (1947) di John Lautner, allievo di Wright, di cui ho già scritto più volte in questa rubrica.
Nel film ci sono scene girate nella Hollywood Division Station e nel Dipartimento di Polizia di Los Angeles. Molti degli agenti di polizia che appaiono come comparse sullo sfondo sono veri poliziotti. Altre sequenze si svolgono nella spiaggia a Mandalay Beach di Oxnard. E poi la casa di Raymond Hope, la Schindler’s House (1922) dell’architetto Rudolf Schindler, situata nel West Hollywood, molto influenzata dalla cultura della tipica casa giapponese (machiya). Una delle ville più emblematiche della storia dell’architettura contemporanea. Insomma un “dizionarietto” tematico che dà al film quasi un valore documentaristico. Una pellicola da guardare con quattro occhi … due per il film in sé e due per le residenze abitate da personaggi inquietanti e psicologicamente molto impegnativi.
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