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I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Ventimila anni fa il ghiacciaio arrivava a Rivoli e Torino era un puntino perso nella tundra della pianura padana: questa semplice riflessione ci ricorda che le grandi variabili della storia geologica si muovono sopra ed al di fuori delle vicende umane. Noi non potremo mutare il corso del sole: possiamo però agire con forza contro le minacce che un clima, in continuo e accelerato divenire, porta al nostro Piemonte.
Due esempi concreti, fatti di fuoco e di acqua. Il fuoco devasta periodicamente le nostre montagne e non deve più accadere. Le scelte della concretezza sono in due direttrici: più mezzi per chi contrasta il fuoco, ma anche una più veloce opera di recupero per le zone devastate dal fuoco.
Poi l’acqua, che per il Piemonte è soprattutto alimento vitale della nostra eccezionale agricoltura. La nostra azione politica dovrà tendere a non sprecarla attraverso piani per la realizzazione di invasi che consentano la sua regolazione e di contemperare gli usi civili, industriali, energetici, agricoli e naturali. Sarà necessario trovare gli strumenti per migliorare la rete degli acquedotti, potenziare il sistema della depurazione, garantire ai piemontesi la tutela delle falde acquifere da dove attingono i pozzi.
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I GRANDI PROCESSI MIGRATORI
I piemontesi erano circa 2,7 milioni alla vigilia della Rivoluzione Francese: se oggi sono circa 4,3 milioni, appare evidente il peso dell’immigrazione nei due ultimi secoli della nostra storia. Oggi però la capacità di assorbimento sociale del fenomeno migratorio è messa a dura prova da anni di crisi economica. È del tutto irrealistico immaginare che il Piemonte (così come tutto l’Occidente) possa dare sollievo ad un fenomeno epocale, come è il risveglio demografico dell’Africa. La solidarietà è importante, ma per poterla offrire è fondamentale che la nostra regione sia in salute. Perché se il Piemonte si ammala, e i dati economici non sono rassicuranti, il nostro territorio non sarà più in grado di aiutare neanche se stesso. E un aiuto può arrivare anche dal nostro essere una regione della formazione tecnica: quanti più tecnici di origine africana sapremo formare nelle nostre scuole, tanta più indipendenza otterranno quei Paesi che non devono essere “svuotati”, ma aiutati a costruire con le proprie forze il loro futuro.
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L’EGEMONIA DELLA FINANZA SULLE RAGIONI DELL’ECONOMIA, DELLA POLITICA, DEI RAPPORTI SOCIALI.
Oggi dati economici aleatori e contingenti, come lo “spread”, sono diventati valori assoluti di cui a pagare le conseguenze sono sempre i cittadini. Il nostro territorio ha bisogno di ripartire e per farlo serve una politica di investimenti pubblici che sia realistica, ma mai rinunciataria. Il Piemonte oggi è il fanalino di coda del nord Italia, con una popolazione in costante invecchiamento. La nostra regione ha bisogno di ripartire con un’altra velocità. Le parole chiave saranno: autonomia, fondi europei, meno leggi e meno burocrazia. Dobbiamo attrarre sul territorio investimenti e per riuscirci pensiamo a misure straordinarie come l’esenzione dell’Irap e l’abbattimento dell’addizionale regionale Irpef per tutte le imprese e i neo-residenti che apriranno in Piemonte una nuova attività, in modo proporzionale al numero di addetti che verranno assunti in Piemonte. E poi meno burocrazia e meno leggi per una Regione che non sia di ostacolo, ma “amica” e al servizio di cittadini, imprese ed enti locali. Io, se i piemontesi mi daranno fiducia, vorrei essere ricordato non come il presidente che avrà fatto più leggi, ma come quello che le avrà tolte.
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LA RIVOLTA DELLE PERIFERIE VERSO IL CENTRO
Le periferie, per una curiosa nemesi della storia, sono oggi quelle parti del Piemonte che mostrano più vitalità e più capacità di reggere alla concorrenza planetaria e io credo che il rinnovo dei nostri centri storici possa trovare linfa e slancio proprio dalle aree periferiche.
Altra cosa sono, purtroppo, le “periferie delle periferie”, cioè le aree più esterne e marginali del Piemonte (soprattutto alpine e collinari), in cui il senso di abbandono è sempre più diffuso. Per invertire la rotta bisogna lavorare in stretto contatto con i Comuni e le Associazioni. Pensiamo anche a misure straordinarie come l’abbattimento dell’IRAP quinquennale per le start-up del commercio nei centri storici a forte rischio di desertificazione o privi di esercizi commerciali e di servizio. Introdurremo nei bandi regionali anche misure di alleggerimento della fiscalità locale per il commercio di vicinato per i piccoli comuni e i territori di montagna. L’obiettivo è di dirottare su queste zone flussi importanti di finanziamenti europei, per ricreare in esse condizioni di permanenza e di vivibilità.
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IL CONTROLLO RIGOROSO SULLA PROGRAMMAZIONE E TRASPARENZA DELLE OPERE PUBBLICHE.
L’adesione a questo obiettivo è chiaramente alla base di ogni razionale processo di conduzione della cosa pubblica. Come riuscirci è molto più complesso. Bisogna rialzare con forza il livello tecnico della struttura regionale e, allo stesso tempo, codificare in modo trasparente il rapporto con i portatori di interessi. La parola lobby in Italia è percepita negativamente, ma al Parlamento europeo il rapporto con chi rappresenta gli interessi di un determinato settore è una prassi normale e, soprattutto, trasparente. Io credo che questa relazione con il privato, che può offrire spunti produttivi e positivi, vada regolamentata anche sul nostro territorio. L’importante è codificarla in modo rigoroso e garantire, come avviene con i prodotti alimentari, la sua “tracciabilità”.
Alberto Cirio – Dal 2010 al 2014 è stato consigliere regionale ed ha svolto il ruolo di assessore all’Istruzione, Turismo e Sport della Regione Piemonte durante la presidenza Cota. Prima avvocato, è entrato in politica come consigliere comunale di Alba, alle elezioni amministrative del 1995, nelle liste della Lega Nord.
Membro del Parlamento europeo.
Candidato alla Presidenza della Regione Piemonte per il centro destra.