Martedì 30 Ottobre | ore 20.45 | Unione Culturale Franco Antonicelli | Via Cesare Battisti 4 | ingresso libero
intervengono:
Ugo Mattei (giurista)
Giovanni Campagnoli (autore di Riusiamo l’Italia)
Daniela Pennini (Directrice de la Division Renouvellement Urbain – Ville de Tremblay- Parigi)
modera: Maurizio Pagliassotti (giornalista)
A partire da una definizione dei beni comuni come beni che non sono proprietà di nessuno, e che possono essere genericamente assimilabili ai beni primari non riproducibili (come ad esempio l’acqua, la terra, l’aria) possiamo sostenere che i beni comuni costituiscono, nel loro insieme, una sorta di ecosistema urbano che definisce la capacità della città di rispondere alle esigenze della collettività. Alcuni sostengono che ai beni comuni primari si possano aggiungere le risorse energetiche, la gestione e il ciclo dei rifiuti urbani, i sistemi sociali, ecc. A questa seconda serie di beni collettivi si possono infine aggregare sia beni patrimoniali pubblici che privati (questi ultimi in virtù ad esempio del loro valore artistico collettivo), gli spazi della vita collettiva, le infrastrutture di servizio,ecc.
La categoria dei beni comuni, così configurata, tende a scardinare la normale distinzione fra la sfera pubblica e la sfera privata, poiché, in molti casi, sembra trovarsi a cavallo tra le due. Negli ultimi due decenni, di fronte allo sviluppo delle politiche neo-liberiste, in molte città europee e statunitensi sono sorti movimenti per la difesa dei “beni comuni”. Movimenti spesso legati anche all’affermazione di diritti specifici come l’emergenza abitativa, l’assistenza ai migranti, il sostegno alle categorie sociali più deboli, ecc.. Anche in Italia si sono sperimentate alcune “buone pratiche” di riuso basate sulla collaborazione tra gruppi di cittadini e l’amministrazione, a partire da specifiche istanze sociali, culturali o artistiche.
Molte città italiane si stanno dotando di un regolamento per l’utilizzo e la gestione dei beni comuni. L’urbanistica e l’architettura oltre ad avere il compito di difendere i beni comuni (e con essi i diritti dei cittadini) hanno anche la funzione di trovare nuove soluzioni per gli insediamenti umani. Non si tratta pertanto soltanto di difendere qualcosa che viene abbandonato, depredato o consumato ma anche di predisporre nuove soluzioni nella direzione di una crescita della dimensione collettiva e civica della programmazione e progettazione della città.