Stefano Lorusso candidato Sindaco di Torino per la coalizione di centro-sinistra risponde alle 9 domande di IN/Arch.

IN/Arch – Quale incidenza potranno avere sulla città di Torino i processi globali che la investono, legati a clima, ambiente, nuove migrazioni? Quali strategie proponete per mitigarne le minacce e – se possibile – sfruttare le opportunità?

S.L – Torino è una città che deve ricominciare a crescere, anche a livello demografico, e deve pertanto garantire maggiori possibilità di lavoro per tutte e tutti, affrontando così in maniera virtuosa il tema delle nuove migrazioni. Chi sceglie Torino come meta è un valore per la città, e deve potervi trovare lavoro e dignità. Al pari di tutte le grandi città europee e mondiali, dobbiamo poi essere in grado di affrontare i problemi legati a clima e ambiente, forti anche della struttura della nostra città, ricca di aree verdi e con una maglia urbanistica caratterizzata da grandi viali e ampi spazi. Occorre ripensare in chiave sostenibile la viabilità, limitare i consumi, investire sulla riqualificazione degli edifici, sulla creazione di nuove isole verdi e sulla forestazione, parallelamente alla manutenzione degli spazi esistenti.

I – Con quali interventi prevedete di intervenire per “ri-socializzare” le parti di territorio escluse dai processi di riqualificazione degli ultimi anni? Progettate specifiche azioni di contrasto nei confronti delle disuguaglianze che l’attuale modello di sviluppo sembra invece progressivamente amplificare sul tessuto fisico e sociale della città?

S.L. – Dobbiamo innanzitutto dedicare una maggiore attenzione al territorio, preoccupandoci della cura e della manutenzione delle aree pubbliche. Riqualificare e contrastare le diseguaglianza significa poi rendere nuovamente vivi e vitali i quartieri, attraverso movimenti di cittadinanza attiva, assegnazione di aree e fabbricati pubblici ad associazioni, riapertura di servizi di prossimità come centri anziani e presidi sanitari, commercio di vicinato e offerte culturali. Torino deve diventare una città policentrica. La città dei quindici minuti, intesa sia come luogo in cui è possibile raggiungere comodamente a piedi servizi essenziali, sia come luogo in cui si può arrivare ovunque attraverso infrastrutture e trasporti pubblici. Trasporti che vanno ripensati proprio con questo obiettivo, a partendo dalla linea 2 della metropolitana e favorendo l’interscambio tra i sistemi di viabilità

I – La Variante di Piano rappresenta una scelta “programmatica”per la Giunta uscente, ma lascia aperti molti interrogativi e fa sì che quella pagina sia ancora in gran parte da scrivere: come intendete proseguire e concludere il processo di redazione della Variante di Piano?

S.L. – L’attuale variante appare più come un piano di dettaglio, che manca di una progettualità a lungo termine, priva di visione. La Torino Grande Forte e Unita che abbiamo in mente per realizzarsi deve partire da strumenti di progettazione e programmazione urbanistica di ampio respiro, da allineare con le possibilità e le modalità di spesa dei fondi del PNRR, grande occasione per la città dei prossimi anni. Va quindi preso atto che il piano regolatore in vigore ha esaurito la sua forza, e dobbiamo scegliere di intraprendere un nuovo percorso di variante con coraggio e visione.

I – A chi, a quale istituzione, a quale ente, a quale categoria spetterà la responsabilità e l’iniziativa di orientare le logiche di insieme e dare avvio a progetti concreti per ridisegnare il rapporto tra la città fisica e quella sociale?

S.L. – Il Sindaco, la Giunta, il Consiglio Comunale, le Circoscrizioni: queste le istituzioni che dovranno condividere un progetto unitario ai vari livelli. Il nostro obiettivo primario, la priorità assoluta deve essere la ricostruzione sociale della Città dopo la pandemia. Siamo di fronte ad una opportunità forse unica, ed è in gioco il nostro futuro. Come ho ribadito più volte, la prima cosa che farò sarà riunire i principali stakeholders della Città per condividere un progetto unitario relativo alle modalità di spesa dei fondi del PNRR, con l’obiettivo di porre le basi economiche e sociali per una ripartenza.

I – É possibile concepire l’avvio di azioni progettuali (non solo in senso architettonico) che possano rendere concreto e prossimo il recupero di alcuni grandi edifici e aree abbandonate, intese come risorse di una città rigenerata?

S.L. – La rigenerazione urbana coinvolge trasversalmente la Città, partendo dal dettaglio delle piccole realtà fino ad arrivare ai grandi edifici in attesa di recupero. Il recupero di aree ed edifici che ora risultano essere soltanto contenitori vuoti non è solo una priorità, ma una vera e propria opportunità che va sfruttata, a partire da Torino Esposizioni, che dovrà ospitare la nuova biblioteca.

I –  I necessari e urgenti interventi di contrasto alle minacce ambientali non possono che gravare per la maggior parte su un bilancio pubblico che nella nostra città presenta severe criticità ormai strutturali. Ritenete di poter assumere un impegno in questa direzione, senza gravare ulteriormente sul patrimonio della città e sulla qualità della vita dei suoi abitanti?

S.L. – Il PNRR (piano nazionale di resistenza e resilienza) nasce anche per questo motivo, e per questo scopo verrà utilizzato. Vista la difficoltà di bilancio in cui si trovano quasi tutte le Città, e Torino in particolare, saranno necessarie la massima attenzione e una progettualità scrupolosa nell’utilizzo dei fondi una tantum, per fare in modo che le azioni attivate producano risultati duraturi.

I – Con quali strategie e politiche ritenete di riportare in città il lavoro “buono”, dignitoso, sicuro, competente, sostenibile, contenendo gli effetti negativi prodotti dalle logiche della grande finanza e dal dilagare delle piattaforme di economia digitale?

S.L. – Torino nasce e cresce grazie al lavoro, e dal lavoro deve rinascere. Dovremo concentrarci sul settore manifatturiero, vera e propria vocazione della Città, da incentivare supportando anche la ricerca sia in ambito accademico e universitario che affidata a imprenditori, aziende private e startup innovative.

I – Le prossime elezioni amministrative rappresentano l’occasione per riportare la questione delle città metropolitane (e dei criteri per la nomina del Sindaco della città Metropolitana all’attenzione della pubblica opinione); si sente oggi l’esigenza di suscitare nella pubblica opinione una nuova coscienza metropolitana. In questo senso, quali scelte strategiche e linee di azione avete previsto, nel vostro programma elettorale, per trasmettere questa nuova coscienza metropolitana?

S.L. – Il Sindaco di Torino è Sindaco della Città Metropolitana, dimensione fondamentale per lo sviluppo strategico della Torino del futuro. Dobbiamo lavorare insieme a tutti i territori dell’area metropolitana, collaborando e valorizzando le amministrazioni locali per creare un orizzonte ampio in cui la Città Metropolitana sia al servizio dei Comuni, in cui sviluppare progetti coordinati nel rispetto delle vocazioni, delle peculiarità e delle diversità delle aree interne e montane. La varietà territoriale deve essere considerata una risorsa e l’area montana va valorizzata non solo sotto il profilo turistico, ma come bacino per la sperimentazione di innovazioni tecnologiche, socio-tecniche e d’impresa.

Il Sindaco di Torino è Sindaco della Città metropolitana. Dove finisce Torino iniziano le città che compongono la Città metropolitana.

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