Don’t move improve 2019. Considerazioni sui premi di architettura.
Lo scorso febbraio ero a Londra e ho fatto tappa al Building Center, dove si trova uno dei migliori caffè espresso della città – scopo principale della mia visita – e si possono vedere nel grande plastico della città i principali interventi realizzati o in corso. Manifestazione evidente dell’intenzione di raccontare a tutti, e non solo agli addetti ai lavori, come cambia la città.
E così mi sono imbattuta nella mostra Don’t move improve, una competizione annuale che premia gli interventi di ampliamento e risistemazione più interessanti ed innovativi a Londra: le “extentions” sopra, sotto, sul lato o sul retro delle case, gli inserimenti interni, le rifunzionalizzazioni e gli studi sui giardini.
La manifestazione, che culmina con una mostra nel Building Center nel centro di Londra e la pubblicazione dei progetti sulla rivista NQL – acquistabile presso la mostra o il RIBAbookshop oppure scaricabile dal sito di NLA (New London Architecure) – , ha lo scopo di far “vedere” cosa succede in città, e di avvicinare il pubblico al lavoro di progettisti e imprese, creando opportunità di incontrare nuovi clienti.
Progetti di piccola dimensione, realizzati con cura e attenzione, sperimentazioni interessanti, in un campo di intervento molto più vicino alla quotidianità di molti professionisti che oggi difficilmente si occupano di grandi operazioni. Interventi di piccolo maquillage che possono interessare tutti coloro – circa 2.500 persone visitano la mostra ogni settimana – che intendono ampliare o modificare la propria abitazione o il proprio luogo di lavoro. Insomma l’architettura di qualità alla portata di tutti.
Una visita molto rinfrancante. Architetture interessanti che si diffondono in maniera capillare nella città costruendo ad innalzare qualità anche delle zone periferiche.
Sui premi di architettura, a dire il vero, ho sempre avuto qualche perplessità, perché di solito le giurie premiano una delle “archistar” in voga nel momento, o perché dopo le prime edizioni, dove si concentra lo sforzo di ricerca delle espressioni emergenti e meno conosciute, si riducono a volgere l’attenzione ad esempi del passato, che pur interessanti, non rappresentano la nostra contemporaneità.
In questi giorni stiamo riflettendo su una nuova edizione del Premio IN/Arch, che dal 1962 racconta le modificazioni più significative dell’architettura italiana, e oggi mi piacerebbe si rinnovasse profondamente cercando tra gli interstizi della quotidianità le espressioni più interessanti del fare architettura in Italia.
Intanto noi abbiamo deciso di partecipare alla V° Biennale spazio pubblico (Roma, 30 maggio/1 giugno 2019) e di presentare i progetti le realizzazioni della nostra Regione, quindi invito tutti coloro che hanno un progetto che ritengono interessante ed innovativo a partecipare alla nostra selezione. Gli esempi più interessanti li proporremo al pubblico della Biennale, tutti gli altri saranno messi in mostra a Torino.
