Formazione obbligatoria

Di recente ho completato il percorso del mio secondo triennio formativo. In realtà ho un tale eccesso di crediti che potrei stare adagiato sull’amaca per i prossimi 2 trienni a fumare e prendere il sole, ma io non fumo ed a star fermo a prendere il sole non ci sono tagliato.

Riflettevo dunque sul fatto che dei crediti che ho raccolto, molti li ho ottenuti per scelta seguendo corsi che mi interessavano e mi hanno offerto scenari nuovi, aggiornamenti di orizzonte professionale. Questa dovrebbe essere la sola ratio della formazione obbligatoria, ma tanti invece li ho “trovati” senza neppure saperlo, a volte con un po’ di vergogna: … “firmi la presenza prego, così avrà i crediti … ma scusi questa non è una “festicciola di alleggerimento”? … guardi, comunque è stata accreditata … ah beh allora … “. Il peggio però mi è capitato quando ho seguito una fad di formazione on line che non potevo evitare ed ho avuto l’istinto di chiudere alla prima incomprensibile comunicazione. Ma ho resistito ed ho superato il primo intervento, forse era proprio questo “l’obiettivo formativo”: resistere, resistere, resistere. Infatti il corpo centrale del corso era invece ben condotto, pur con argomenti ormai privi di novità, per poi tornare nel finale “all’obiettivo formativo” dell’inizio, una caduta verticale con una parte letta passo passo, incespicando e senza il minimo “tono”.

Ah, che nostalgia del buon Maestro Manzi, – ndr trasmissione RAI “Non è mai troppo tardi”  – che alfabetizzò l’Italia – a quanti ancora potresti insegnare!

Tutto questo incrina sempre più l’idea che avevo della formazione obbligatoria come strumento di valorizzazione ed ampliamento delle proprie competenza da porre a disposizione della società e del proprio committente, poteva anzi doveva essere uno strumento per accrescere il proprio curriculum ed invece …

Il tentativo che dallo scorso anno con IN/Arch Piemonte abbiamo avviato è dunque quello di porsi nel solco della formazione “utile” e controllata nei contenuti e nelle modalità di erogazione, oltre che nella scelta dei docenti e relatori.

Le adesioni ed i risultati della prima complessa esperienza formativa messa in opera da IN/Arch Piemonte, quella legata alla sostenibilità in architettura con un pool di offerte di approccio e di approfondimento, ora che a consuntivo possiamo fare dei bilanci è incoraggiante.

Il blocco dei corsi sulla sostenibilità ha avuto riscontri positivi e ci ha anche dato modo di verificare che la platea di professionisti che concepisce e ricerca la formazione come opportunità è vasta.

Non siamo dunque soli e ne siamo felici a cercare occasioni per avere strumenti nuovi o solidità maggiore del nostro bagaglio di conoscenza. Conoscenza anche nel campo della cultura generale del progetto, attraverso analisi di esperienze considerate “buone pratiche” che offrono spunti di riflessione e/o idee nuove da utilizzare nel difficile lavoro quotidiano del progettista anche quando opera come parte dell’organico di una impresa o una azienda del settore.

I risconti che abbiamo ottenuto vanno oltre al semplice “complimento” di rito, molti hanno scelto di aderire ad IN/Arch iscrivendosi all’Istituto senza aver l’obbligo di farlo, tra loro alcuni hanno scelto anche di partecipare attivamente all’Istituto.

Anche questo lo consideriamo un buon risultato per il lavoro che in questi primi due anni abbiamo svolto … a proposito fra due settimane ricorre il secondo anniversario della costituzione di IN/Arch Piemonte che su delega Nazionale si è formato il 27 luglio del 2017 per iniziativa dei soci IN/Arch presenti in Piemonte.

Dunque, buon compleanno IN/Arch!