Una settimana intensa.
Una settimana cruciale a Torino sul tema dell’alta velocità Torino /Lione. Ieri l’incontro alle OGR delle rappresentanze Nazionali di categoria imprenditoriali, delle quali è prevista l’audizione del Governo per domani. Sabato 8 dicembre, data simbolo per i NO Tav degli scontri di Venaus del 2005, la manifestazione contro la Torino Lione con una polemica ancora non risolta della partecipazione ufficiale delle amministrazioni, accentuata dalle ultime dichiarazioni del Vicesindaco di Torino che dice “… non rappresentiamo tutti …”, vero nei fatti, ma che elude la “lezione” che il Presidente della Repubblica pochi giorni fa ha dato, proprio sull’argomento in questione, in merito alle funzioni istituzionali.
Lasciando da parte i vertici, ciò che interessa alla discussione avviata da IN/Arch è che ci sia capacità di comprensione e capacità critica diffusa fra le persone interessate (che non sono solo quelle della Val di Susa), rispetto al progetto, alle opere in corso, ai tempi, alle ricadute attese, ai problemi connessi, al costo vs investimento, all’utilità vs inutilità dell’opera.
Proprio su questo aspetto ruota la proposta che IN/Arch ha fatto in queste settimane e che riguarda tutti, anche e non solo gli addetti ai lavori, anche e non solo gli esperti che possono leggere e comprendere in autonomia trattati scientifici, anche e non solo quelli che possono permettersi gite turistiche al cantiere.
Corroborati da una discussione che si è tenuta la scorsa settimana in sede di direttivo Nazionale dell’Istituto Nazionale di Architettura, vogliamo premere l’acceleratore sulla richiesta di discutere del centro di documentazione sul TAV da realizzare a Torino, che nella discussione nazionale è diventato un possibile modello di riferimento per altre esperienze su opere da realizzare, per esempio la TAP – il progetto di gasdotto in Puglia -, oppure la ricostruzione del ponte Morandi, modello che diventi sperimentale per il neonato “Dibattito Pubblico” (versione italiana della francese Demarch Grand Chantier).
Allargare la conoscenza non può che far bene ai processi di trasformazione del territorio, abbassa i termini di conflitto sociale perchè sposta la discussione dal “SI” vs “NO” al “SI come” vs “NO con quale alternativa” e costringe a mettere sul piatto documenti verificati sul piano tecnico, per decisioni che tuttavia conterranno sempre la scelta finale di carattere politico, la visione del modello di sviluppo futuro.
Sul tema del “come” o de “quale alternativa” sono già intervenuto recentemente e ribadisco che è per me la sola opzione, perchè sulle infrastrutturazioni del territorio, che siano materiali o immateriali, una rete ferroviaria come quella in discussione oppure una rete web ad alta velocità, importa la prospettiva che possono mettere in moto e non necessariamente sono in alternativa tra loro anzi spesso si completano. Ma qual’è l’alternativa a non fare l’una o l’altra? Qual’è oggi l’alternativa a non fare l’alta velocità ferroviaria? Il trasporto su gomma? Se è questo non mi pare un’alternativa coerente con i tempi ed i problemi anche ambientali che viviamo e se l’alternativa è stare fermi, allora non sono d’accordo.
Nella newsletter di oggi diamo spazio ad una intervista/racconto di un protagonista che ha cambiato idea, ed ha cambiato idea proprio ragionando sul “come”. I fatti si svolgono circa 10 anni fa, ma sono molto significativi e sarebbe opportuno che anche di questo ci fosse conoscenza diffusa. Del documento che cita offriamo il link così come l’ultimo “quaderno” pubblicato dall’Osservatorio Torino Lione: chi vuole può iniziare a costruire un’opinione personale più approfondita.
Foto del centro espositivo a Modane sulla costruzione della Ferrovia Lione-Torino