Torino verso un ritorno al futuro?
Unione Culturale Franco Antonicelli – via Cesare Battisti 4/b – Martedì 14 giugno ore 21.00
L’incontro sarà trasmesso in streaming QUI
Intervengono
Roberta Ingaramo (Polito)
Cristina Bianchetti (Polito)
Angelo Pichierri (Unito)
Introduce e modera: Davide Derossi.
La città di Torino, come molte altre città post-fordiste europee e statunitensi, negli ultimi 25 anni, ha puntato molto sullo sviluppo del turismo, della cultura, delle economie della conoscenza, con risultati sicuramente positivi, ma che non hanno prodotto sufficiente lavoro in grado di sostituire quello perso nella manifattura.
Il grande sforzo che la città ha operato per lo sviluppo del sistema universitario non è stato accompagnato dalla crescita di nuove occasioni di lavoro qualificato, per lo meno in quantità capaci di assorbire i nuovi laureati che spesso, finiti gli studi, emigrano. Anche per queste ragioni, da diverso tempo, non solo in Europa, si discute di re-shoring, ossia del tentativo di ri-portare dentro la città alcune attività che, per diverse ragioni, si sono spostate altrove. Sull’orlo della quarta rivoluzione industriale che, tra digitalizzazione, automazione, distanza tra gli elementi di produzione, sta cambiando radicalmente il modo di produrre, di consumare, di distribuire, si può oggi ragionevolmente pensare che il tema del lavoro di qualità, legato ad un diverso modello di organizzazione e ad un diverso percorso dello sviluppo sociale, possa diventare il centro di un nuovo e diffuso processo di rigenerazione urbana. Occorre valutare come le nuove forme di manifattura avanzata possano, se ricollocate in città, essere avvantaggiate dalla presenza di un mercato diretto, o dalla presenza di lavoratori ad alta formazione. Molte opportunità possono essere già generate attraverso una collaborazione con il Politecnico e con le associazioni di categoria. Le nuove forme di lavoro dovranno però necessariamente essere legate alla transizione ambientale della città, migliorando la resistenza agli effetti del cambiamento climatico, e al contempo riducendo l’impronta ecologica urbana. Nuove forme di lavoro che dovranno anche rendere la città più resistente alla diffusione di modelli di produzione/distribuzione globale di tipo estrattivo, con azioni che mirano ad una maggiore indipendenza dalle fonti di sostentamento esterne (energetiche, alimentari e materiali), secondo una strategia capace di arrestare il processo di spoliazione di attività in atto.
Ma è oggi possibile pensare di riportare il lavoro dentro la città, realizzando nuove forme di lavoro pulito, basato sui dettami dell’economia circolare, integrato con nuovi modi di abitare? Dopo aver in gran parte rimosso quello dell’epopea industriale del 900, con quale immaginario urbano possiamo prefigurare tale evoluzione? E ancora: con quali politiche urbane, quali facilitazioni fiscali, quale tipo di offerta di servizi possiamo attrarre o generare del lavoro sostenibile e caratterizzato da una maggior efficienza produttiva, da un minor impatto ambientale, in forme di concentrazione ridotta, secondo un modello insediativo più facilmente integrabile alla vita urbana?
A partire dall’analisi di alcuni esperimenti concreti di “nuova manifattura avanzata” osservati in altri contesti post-fordisti, e declinando il tema dal punto di vista degli studi urbani, nonché dei relativi risvolti socio-economici, proveremo a rispondere a queste domande.
Incontro organizzato dal gruppo Città & Territorio dell’Unione Culturale Franco Antonicelli e IN/Arch Piemonte.