“...Monet fu sepolto due volte.
la prima a Giverny e poi (dalla critica ufficiale) all’Orangerie .

Se Monet fu sepolto all’Orangerie , per sua fortuna, è proprio lì che vi fu la sua rinascita.

Proprio come il seme più coriaceo, che continua a vagare per trovare il terreno più adatto, così l’arte di Monet dovette attraversare uno stagno ben più grande del suo per poter fiorire, sbarcando al di là dell’Atlantico.

Da non vedente ha liberato i sensi di ogni freno accarezzando la verità. Il suo sguardo penetrante ci lascia inermi in balia dell’assoluto...” (Da Le magiche ninfee di Monet, documentario di Sky Arte)

L’ostacolo come amplificatore di emozioni, sensi e percezioni.

Beethoven in sordità componeva a mente straordinarie opere. Mozart scrive il requiem in preda al delirio, prima della fine. Lo stesso Van Gogh. Per non parlare di Giacomo Leopardi.

La ricerca non è camminare sugli allori. La ricerca paziente di Le Corbusier si riferisce alla tenace e persistente battaglia, corpo a corpo, contro le avversità, gli imprevisti.

Oggi si è convinti che il temporaneo successo , che trova parossistiche espressioni, narcisistiche e nichiliste travestite dal buonismo pseudo filantropico antropologico-ambientale , come quello che pervade le “Archistar” , siano la rappresentazione del vero successo, della speranza del “progresso”. È invece il travestimento delle lobby , degli immobiliaristi i quali, per opportunità di mercato saltano, da una sella all’altra, con l’esclusiva la logica del facile e sicuro profitto.

All’inverso è la rappresentazione della crisi della società e questi ne rappresentano proprio, con clamore e successo la… crisi.

È il paradosso della contemporaneità. La crisi attuale deve acuire le strategie per trovare adeguate risposte. Nuove strade, tracciare nuovi percorsi.

S’i’ vivo più di chi più m’arde e cuoce,

quante più legne o vento il foco accende,

tanto più chi m’uccide mi difende,

e più mi giova dove più mi nuoce.”

(Michelangelo Buonarroti)

Photo mostra Les Nymphéas de Claude Monet – museo dell’Oragerie Parigi