Eleggere a suffragio universale i Sindaci delle città metropolitane.
Ripensare gli assetti istituzionali di governo del territorio alla luce dei reali processi di trasformazione dei nostri ambienti di vita.
Suscitare anche nella pubblica opinione una nuova coscienza metropolitana, superando fraintese contrapposizioni tra identità urbane e identità metropolitane.
Su questi temi l’In/Arch ha aperto una riflessione, mettendo in evidenza le criticità, ma anche le enormi potenzialità di un istituto innovativo di governo del territorio, ancora non concretamente attuato nel nostro Paese.
Le 14 città metropolitane esistenti oggi in Italia esprimono realtà diversificate per caratteristiche, dimensioni e approcci amministrativi.
Tuttavia si colgono elementi comuni che ci consentono di selezionare alcuni temi prevalenti.
Il primo e più importante ritardo da sottolineare nell’attuazione delle città metropolitane, è determinato prima di tutto da un mancato completamento legislativo.
Le prossime elezioni amministrative del 3 ottobre per il rinnovo dei Sindaci delle maggiori città italiane rappresentano l’occasione per riportare la questione delle città metropolitane all’attenzione della pubblica opinione.
I sindaci che saranno eletti, mentre verranno votati solo dagli elettori delle città capoluogo, saranno automaticamente anche sindaci delle città metropolitane.
Bisogna prima di tutto risolvere questo paradosso legislativo, ai limiti della legittimità costituzionale.
Per queste ragioni l’IN/Arch pone all’attenzione prima di tutto del Parlamento e del Governo la necessità di portare a compimento una vera riforma dei sistemi di governo dei territori. Riforma sino ad ora rimasta incompleta e contradditoria.
Contemporaneamente chiede ai candidati sindaco dei comuni di Napoli, Roma, Milano e Torino di indicare nei propri programmi le linee di azione e le strategie di intervento per la città metropolitana.
SEI DOMANDE AI CANDIDATI SINDACO DELLE GRANDI CITTA’ ITALIANE
Dal 2015, con la legge Delrio, le 14 più grandi città italiane sono diventate Città Metropolitane, in sostituzione delle Province, con le stesse estensioni territoriali. Oggi, a distanza di sei anni dalla loro istituzione e in occasione del rinnovo dei sindaci di alcune di queste città, l’In/Arch ha aperto una riflessione, mettendo in evidenza le criticità, ma anche le enormi potenzialità di un istituto innovativo di governo del territorio, ancora non concretamente attuato nel nostro Paese. Una riflessione che intende coinvolgere i territori interessati, partendo proprio dai candidati sindaco e dalle risposte ad alcune domande che gli faremo.
Le prossime elezioni amministrative rappresentano l’occasione per riportare la questione delle città metropolitane all’attenzione della pubblica opinione. Il sindaco che verrà eletto, mentre sarà votato solo dagli elettori della città capoluogo, una minoranza dell’intera comunità metropolitana, sarà automaticamente anche sindaco della città metropolitana. Un paradosso legislativo al limite della legittimità costituzionale al quale bisogna porre rimedio, sollecitando il parlamento e il governo per portare a compimento una riforma istituzionale che possa consentire il voto a suffragio universale del sindaco metropolitano. Qual è il suo pensiero a tal proposito? Le sembra possibile che, ancora oggi, il sindaco metropolitano venga designato in maniera indiretta e non democraticamente eletto?
Per la scarsa considerazione che hanno avuto in questi anni le città metropolitane, si sente oggi l’esigenza di suscitare nella pubblica opinione una nuova coscienza metropolitana. In questo senso, quali scelte strategiche e linee di azione ha previsto, nel suo programma elettorale, per trasmettere questa nuova coscienza metropolitana?
La prima condizione perché si possa attuare l’elezione diretta del sindaco metropolitano, è la individuazione delle Zone Omogenee nell’area metropolitana e la contestuale suddivisione del comune capoluogo in zone amministrativamente autonome. È d’accordo? Potrebbe essere questo uno dei primi obiettivi della sua sindacatura metropolitana?
Dal punto di vista della pianificazione territoriale e strategica, per le città metropolitane è prevista la redazione del Piano Strategico e del Piano Territoriale Metropolitano: non solo uno strumento di programmazione delle risorse ma un piano per delineare la strategia di sviluppo territoriale per gli anni a venire. Il Piano Territoriale Metropolitano è uno strumento di area vasta fondamentale anche per le pianificazioni urbanistiche dei comuni metropolitani. Come ritiene di procedere in questo senso?
Esiste tuttavia una dimensione comunale con la quale la realtà metropolitana si misura e si confronta direttamente, almeno in questa fase storica. Tuttavia la dimensione metropolitana detta tempi, luoghi e geografie nuove, in cui si riconosce la complessità della città contemporanea. Come ritiene possano interloquire, dal punto di vista della pianificazione e della trasformazione urbana le due dimensioni? E che spazio ritiene di poter assegnare, nel governo del territorio, all’architettura contemporanea?
Infine, anche per la città metropolitana è prevista un’attività di partecipazione pubblica, attraverso i forum metropolitani e altre forme strutturate di partecipazione attiva dei cittadini, per evitare che la partecipazione rimanga uno slogan, come spesso accade, ma che possa diventare una pratica consolidata di condivisione democratica delle scelte di governo delle città. Come ritiene che questo possa avvenire nella città metropolitana che si potrebbe apprestare a governare?