TORINO, QUALI IDEE PER LA CITTÀ ?
Torino è una una città che, come è noto a tutti i candidati in campo, sta attraversando una stagione di crisi economica, demografica e sociale di particolare gravità e non solo per via della crisi pandemica. Il prossimo Sindaco – e la squadra che lo affiancherà – dovranno affrontare una situazione complessa che richiederà risposte e strategie chiare, rigorose e sopratutto comunicate con programmatica evidenza ai cittadini. Quello che ci si aspetta ora è un confronto democratico, aperto e partecipato, sul modello di sviluppo che si intende percorrere.
QUALE CITTÁ?
Come è noto il Piano Regolatore in vigore, per il quale è in corso una revisione parziale, è stato concepito per una città di circa un milione e mezzo di persone. Un piano di sviluppo che ancora non era stato investito dai temi del cambiamento climatico, non era consapevole degli sconvolgimenti e delle inquietudini che avrebbero generato la recessione e le grandi migrazioni globali.
Oggi la città conta circa 860.000 abitanti, cui possiamo ragionevolmente aggiungere circa 60.000 studenti fuori sede. Ha perso la propria identità manifatturiera e la propria configurazione sociale appare sempre più fragile; anche la cifra storico-culturale della Torino sabauda e barocca, della città laboriosa, sobria e moderata è ormai in gran parte smarrita, sopraffatta dai fenomeni globali, dal riposizionamento dei luoghi della produzione, nonché dalla concentrazione sempre più accentuata di grandi attori economici e finanziari.
Nel tessuto urbano, al di fuori delle aree centrali e semi-centrali, emergono con sempre maggior evidenza i segni della perdita di funzioni e di identità, di una crescente incuria da parte delle istituzioni e degli abitanti, della desertificazione degli spazi pubblici, dello sgretolarsi della coesione sociale. Nello stesso tempo appare sempre più evidente come i nodi da sciogliere si rivelino per la gran parte trasversali ai perimetri dei singoli comuni, ai settori amministrativi, alle gerarchie municipali. Il futuro dei territori dipende sempre di più dall’identità geopolitica di Torino in ambito trans-nazionale, dal sistema di interazione tra nodi centrali, semicentrali e tessuti insediativi perimetrali.
La variante di Piano Regolatore il cui percorso è ancora lontano dalla conclusione, ha tracciato un generale quadro normativo entro cui potranno muoversi in futuro i vari operatori con specifici progetti. La Variante di Piano non sembra però esprimere un’idea compiuta di quello che dovrà essere il ruolo di Torino e del suo hinterland nei prossimi decenni, non sembra far emergere le specificità di luoghi e manufatti, evitando di affrontare il tema della “forma urbana” intesa come impronta fisica dei comportamenti e delle relazioni tra i suoi abitanti.
Dopo decenni di paralisi progettuale e di disinteresse, molti luoghi abbandonati della città si impongono come emblemi di un declino apparentemente irreversibile, che le promesse ormai inattendibili stentano a coprire e che la crisi economica contribuisce a congelare: Palazzo del Lavoro, grattacielo della Regione, ex Teatro Gualino, Motovelodromo, Manifattura Tabacchi, Astanteria Martini, per citarne solo alcuni.
La Città di Torino, come molte altre città italiane, si trova in una condizione debitoria che ne ha di fatto ridotto costantemente l’agibilità politica, con una affannosa quanto necessaria ricerca di nuove risorse, a scapito del patrimonio pubblico e con la riduzione dei servizi offerti ai cittadini. Si è accresciuto in questo modo il ruolo – ma pure il potenziale condizionamento politico – dell’azione filantropica delle fondazioni bancarie nel sostegno sociale, nel recupero del patrimonio edilizio pubblico, nel contributo alla produzione culturale che la città può offrire.
QUALE LAVORO?
Negli ultimi 25 anni, a partire dall’approvazione del Piano Regolatore nel 1995, la città di Torino ha modificato più di 35 milioni di mq (quasi un settimo del territorio comunale) con investimenti senza precedenti nella sua storia, inseguendo un modello di sviluppo urbano basato sulla città dei servizi, del commercio, dell’innovazione, della conoscenza, degli eventi e del turismo, in un quadro generale di modifica del sistema di produzione della ricchezza. Modello di sviluppo che ha certamente ottenuto qualche risultato e migliorato l’immagine della città all’esterno, ma ha – a tutti gli effetti – dimostrato anche tutta la sua debolezza, con una crescita della disuguaglianza, del lavoro povero e precario, con la presenza riconoscibile di nuove forme di marginalità sociale. I dati socio-economici e le prospettive tracciate dall’irruzione globale delle grandi piattaforme high tech, già prima della pandemia attestavano in modo inequivocabile l’attuarsi di una profonda riconfigurazione delle forme di lavoro.
É considerazione ormai largamente condivisa che, con questo modello di sviluppo, la crescita di lavoro indotta dalle nuove tecnologie non sia in grado, in prospettiva, di colmare la perdita di occupazione nella manifattura tradizionale; che sia in corso, insomma, una radicale riconfigurazione del concetto di lavoro, che investe i settori produttivi quanto i diversi ambiti dei servizi alla popolazione.
QUALE AMBIENTE ?
Il Comune di Torino ha perso abitanti, ma la città si è in parte riversata su contesti esterni molto eterogenei, una ulteriore conferma i limiti di operatività dei confini amministrativi; le caratteristiche geomorfologiche del territorio, il modello insediativo riconoscibile nei tessuti urbani storici, con l’ampia dotazione di verde nella fascia collinare e fluviale, è considerata da sempre una condizione favorevole alla scala urbana, tuttavia questa condizione non sembra riprodursi in modo omogeneo alla scala più minuta. Il sistema della mobilità ha finora privilegiato il traffico veicolare privato, la polluzione atmosferica è ben lontana dal poter essere definita sotto controllo e, come se non bastasse, studi recenti hanno riconosciuto che è la conformazione dell’intera Pianura Padana, con una urbanizzazione diffusa in una unica“megacity”, a far sì che una gran quantità di inquinanti si concentrino su Torino come suo estremo limite prima delle catene montuose. Tanto che, neppure durante i ripetuti lockdown, si sono potute registrare apprezzabili riduzioni dell’inquinamento ambientale.
RIPARTENZA ?
La crisi pandemica ha di fatto drammaticamente esasperato problemi esistenti e ne ha fatto emergere di nuovi; la maggior parte di essi hanno direttamente a che vedere con i parametri percettivi dello spazio interpersonale (densità, rarefazione, distanza, prossimità, aperto, chiuso, individuale, collettivo, naturale, artificiale….), con i modelli insediativi della residenza, della produzione, dei servizi, con la morfologia e il clima del territorio, con i requisiti ambientali degli edifici pubblici e privati, con l’uso sociale dello spazio individuale e collettivo. Contemporaneamente, si stanno concretamente avviando le condizioni affinché, con la Next Generation EU, prenda avvio una diffusa campagna di interventi concepiti come premessa e volano di futuri modelli economici, sociali, ambientali evoluti e virtuosi.
Insomma, si potrebbe affermare che al prossimo Governo della Città spetterà la cruciale responsabilità di determinare il successo o l’insuccesso di una concreta e vasta rigenerazione di Torino e del territorio che le sta intorno. Sarà possibile assicurare che questa straordinaria opportunità possa essere sfruttata al meglio, nell’interesse di ciascuno e di tutti?
9 DOMANDE per i Candidati a Sindaco di Torino.
- Quale incidenza potranno avere sulla città di Torino i processi globali che la investono, legati a clima, ambiente, nuove migrazioni? Quali strategie proponete per mitigarne le minacce e – se possibile – sfruttare le opportunità?
- Con quali interventi prevedete di intervenire per “ri-socializzare” le parti di territorio escluse dai processi di riqualificazione degli ultimi anni? Progettate specifiche azioni di contrasto nei confronti delle disuguaglianze che l’attuale modello di sviluppo sembra invece progressivamente amplificare sul tessuto fisico e sociale della città?
- La Variante di Piano rappresenta una scelta “programmatica”per la Giunta uscente, ma lascia aperti molti interrogativi e fa sì che quella pagina sia ancora in gran parte da scrivere: come intendete proseguire e concludere il processo di redazione della Variante di Piano?
- A chi, a quale istituzione, a quale ente, a quale categoria spetterà la responsabilità e l’iniziativa di orientare le logiche di insieme e dare avvio a progetti concreti per ridisegnare il rapporto tra la città fisica e quella sociale?
- É possibile concepire l’avvio di azioni progettuali (non solo in senso architettonico) che possano rendere concreto e prossimo il recupero di alcuni grandi edifici e aree abbandonate, intese come risorse di una città rigenerata?
- I necessari e urgenti interventi di contrasto alle minacce ambientali non possono che gravare per la maggior parte su un bilancio pubblico che nella nostra città presenta severe criticità ormai strutturali. Ritenete di poter assumere un impegno in questa direzione, senza gravare ulteriormente sul patrimonio della città e sulla qualità della vita dei suoi abitanti?
- Con quali strategie e politiche ritenete di riportare in città il lavoro “buono”, dignitoso, sicuro, competente, sostenibile, contenendo gli effetti negativi prodotti dalle logiche della grande finanza e dal dilagare delle piattaforme di economia digitale?
- La prossima Amministrazione potrà mettere a frutto i molti fondi messi a disposizione dal PNRR. Quali sono i progetti di trasformazione urbana che potranno essere avviati subito con queste risorse?
- Le prossime elezioni amministrative rappresentano l’occasione per riportare la questione delle città metropolitane (e dei criteri per la nomina del Sindaco della città Metropolitana all’attenzione della pubblica opinione); si sente oggi l’esigenza di suscitare nella pubblica opinione una nuova coscienza metropolitana. In questo senso, quali scelte strategiche e linee di azione avete previsto, nel vostro programma elettorale, per trasmettere questa nuova coscienza metropolitana?
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