Il recente articolo, molto interessante, del Presidente Inarch del Triveneto arch. Michele Franzina, sulla Newsletter n. 56, stimola una serie di considerazioni sulle Città del prossimo futuro, dopo gli eventi mondiali scatenati dalla pandemia.
Nell’articolo si sostiene la tesi che i cambiamenti attuati dalla crisi mondiale dovuti al coronavirus, saranno definitivi.
Le città si trasformeranno, senza perdere però la loro urbanità, creata dalla densità edilizia, anzi si sostiene che per combattere gli eventi periodici delle epidemie che purtroppo ciclicamente dovremo affrontare, sarà più sicuro vivere nelle grandi città con la presenza di servizi qualificati, ospedali, cure specialistiche ed attrezzature all’avanguardia.
È una tesi che va approfondita, e su cui si potrà essere d’accordo a condizione che tutte le città, non solo quelle più popolose, dovranno adeguarsi ai nuovi sviluppi e ai cambiamenti strutturali.
Le motivazioni legate alla salute dei cittadini e alla salubrità delle Città hanno da sempre inciso nella loro trasformazione. Ricordiamo la Parigi di Haussmann con i nuovi boulevards disegnati nel centro storico a spese di diffuse demolizioni, gli interventi ottocenteschi nel centro storico di Firenze con l’eliminazione del tessuto edilizio minuto del ghetto ebraico, il piccone risanatore per numerosi interventi nel centro di Roma e la bonifica delle paludi Pontine che permise la nascita di nuove città, interventi attuati nel ventennio fascista.
Sono solo esempi dI numerose realizzazioni che recepivano la necessità di una nuova forma di organizzazione urbana più efficiente e capace di operare una migliore qualità della vita con spazi più ampi e salubri.
Il contesto attuale ci pone quindi alcune domande prioritarie.
Quale sarà il destino delle città nell’era digitale?
I centri storici e le periferie come si evolveranno?
I più qualificati urbanisti stanno da tempo cercando risposte a questi temi.
Il recente libro di Maurizio Carta, “Futuro, Politiche per un diverso presente”, apre scenari molto interessanti e costituisce un documento essenziale per la comprensione delle dinamiche di sviluppo delle città.
L’attuale crisi mondiale accelererà tale ricerca e i contributi che verranno saranno i più vari e interessanti.
Probabilmente non vi sarà una ricetta unica globalizzata, ma tante ricerche che dovranno tener conto del contesto socioculturale di riferimento.
Sicuramente uno dei temi più importanti riguarda i sistemi della mobilità. Si dovrà attuare la riduzione della mobilità privata e la riduzione della condivisione di spazi pubblici e di trasporto pubblico massificato, reti metropolitane sotterranee per prime.
Sarà prioritario ridurre la necessità degli spostamenti nelle grandi città e la riduzione delle distanze negli spostamenti. Si imporrà ridurre anche gli spostamenti in aereo, causa di un enorme spreco di carburanti e di emissioni nocive.
Pensate quanti benefici nei termini di abbattimento degli agenti inquinanti.
È in atto, con il lockdown dovuto al virus, un’enorme riduzione dell’inquinamento. Per assurdo, il bilancio tra i morti dovuti al Corona Virus e i morti dovuti all’inquinamento ambientale, potrebbe essere favorevole; il numero dei morti risparmiati, il numero delle persone salvate, dal generale miglioramento delle condizioni ambientali del pianeta potrebbe essere superiore al numero dei morti per l’attuale pandemia.
Questo non significa che l’attuale pandemia sia un bene, significa però che è in atto un gigantesco “esperimento obbligato” a livello mondiale dei benefici che potremo avere da una generale riconversione e ripensamento dei nostri modi di vita. Probabilmente andranno rivisti profondamente i due sistemi dello spazio pubblico e della mobilità urbana ed extraurbana, dovrà gradualmente cambiare l’organizzazione dei tessuti urbani.
Attraverso questi parametri legati alla mobilità e per mezzo della loro ridefinizione, dovrà cambiare il sistema produttivo e quello legato al commercio, cambierà l’uso dei servizi legati al tempo libero e alla cultura.
Le Città si dovranno dotare di spazi pubblici diffusi e di scala medio/piccola.
Avremo bisogno di Città dotate di servizi delocalizzati in strutture condensanti o condensatori urbani, come propugnava nei suoi piani, principalmente nel piano di Rimini, Giancarlo De Carlo.
Le città dovranno avere una rete molto fitta di trasporto pubblico differenziato e non massificato.
Mobilità pubblica basata sui mezzi di trasporto minimo, piccoli bus e reti della metropolitana più fitte e frequenti e quindi meno congestionate. Andrà potenziato il trasporto individuale condiviso, basato su mezzi elettrici di superfice, di varia natura, bici, miniauto, scooter, monopattini elettrici ed hoverboard.
È una grande sfida quella che attende la comunità degli urbanisti e degli architetti.
Una risposta/contributo alla task force del governo bisognerà pur darla. Indipendentemente se come Architetti/Urbanisti ne faremo parte.
Sarebbe interessante applicare queste visioni del futuro, in modo concreto, attraverso progetti, alle città italiane di grande media e piccola scala.
Ecco un’ipotesi che il governo dovrebbe portare avanti attraverso la nuova costituzione di una diversa task force di Urbanisti, Architetti, Artisti e pensatori di tutte le discipline, che non si limiti a programmare la fase 2 dell’attuale pandemia, ma che programmi i prossimi anni di sviluppo urbano.
Sono da considerare attentamente sia le parole di Bill Gates che quelle di Barack Obama, a proposito della necessità che le nazioni devono intendere come prioritarie, la predisposizione di misure che ci pongano al riparo o attenuino i rischi collegati a prossime probabili pandemie.
Occorrerà modificare le attuali norme urbanistiche nella direzione di permettere lo sviluppo e la conseguente operatività di piani urbanistici innovativi e concentrati nella creazione dei progetti delle reti infrastrutturali e nei progetti di modifica del tessuto architettonico. Un piano nazionale di interventi sulle città, dotato di fondi adeguati per la progettazione, che consenta l’adozione di piani urbanistici in tempi rapidi e basati su schemi di analisi e su indirizzi progettuali unitari. Tempi rapidi che potranno essere operativi solo se si procederà a una riforma definitiva che possa attuare la sburocratizzazione del sistema Italia.
Ritorniamo sempre alla necessità di far capire l’importanza della riforma della burocrazia, collegata e messa in sinergia, con l’importanza di comprendere il Progetto a tutte le scale e i livelli.
Questo a mio parere sarà il vero territorio dello scontro, sul quale è necessario uno sforzo enorme delle rappresentanze nazionali e territoriali degli architetti, dei gruppi strutturati della Cultura, delle Università, degli organismi che si occupano di temi urbani.
Solo con il progetto, reso efficiente da una burocrazia riformata, partendo dalla necessità di realizzare un’economia circolare, senza gli enormi sprechi attuali a danno dei paesi più poveri, si potrà affrontare la complessità di comprendere la realtà attuale per attuare una capacità di gestire e controllare i cambiamenti a partire dalla necessità di prevedere il futuro che verrà.