Lo scopo di IN/Arch nell’idea del suo fondatore Bruno Zevi, e del gruppo che lo accompagnava “nell’avventura“ che ha avuto avvio quasi sessant’anni fa, era quello di realizzare “… una casa dove coloro che producono l’architettura si ritrovano, concordano il loro lavoro, dibattono problemi, predispongono strategie per incidere, negli orientamenti della classe dirigente, nella vita del paese, nell’opinione pubblica …”. La linea di lavoro di IN/Arch Piemonte è coerente a questo assunto.
Un assunto che pensiamo sia più che mai attuale in un periodo, come quello che oggi viviamo, caratterizzato da un forte decadimento dell’attenzione per l’architettura, intesa nell’accezione ampia del progetto di edifici, di spazi pubblici, di attenzione al modello sociale ed economico, che si trasforma e che “userà” l’architettura stessa. Un’architettura che non viene percepita dal comune sentire come valore collettivo; un’architettura che sconta anche i problemi della crisi diffusa e perdurante di imprese ed aziende, che faticano, in mancanza di domanda, ad investire in qualità dell’ambiente costruito; un’architettura che è spesso disconosciuta e abbandonata dagli stessi architetti, che si avventurano su terreni di mera tecnocratica edilizia, dimenticando il preminente valore sociale della loro professione.
Una situazione dalla quale si può uscire solo attraverso la sperimentazione di percorsi nuovi, che mettano al centro una nuova “convenzione” che consideri prioritaria la ricerca di un nuovo punto di equilibrio fra progettisti, operatori economici, cittadini. Soprattutto un equilibrio condiviso, dove ognuno deve essere pronto ad esporre la propria visione del futuro cercando di mutuarla con le altre.
Facile nelle parole, difficile nei fatti. Avviare un percorso di questo genere, in esito ad una crisi che ha sfiancato tutti e dove ciascuno vorrebbe cercare di riemergere dal profondo, è complicato. Ma per riemergere è necessario cooperare, attraverso un percorso in apparenza più lento, ma più sicuro e probabilmente duraturo.
L’idea di SCANDAGLI, è proprio questa, lo evoca il nome stesso, una ricerca nel profondo, un laboratorio sperimentale ed operativo indirizzato a verificare e raccogliere i primi risultati in tempi brevissimi.
Un laboratorio da realizzare con tempi rapidi e definiti, che metta intorno ad un tavolo i rappresentanti delle categorie imprenditoriali e dei cittadini; un laboratorio che individui un modello operativo sperimentale per la rigenerazione endogena di un area problematica della città (nel caso di SCANDAGLI #1, una porzione del quartiere Aurora).
Un progetto pilota condiviso, che trovi l’equilibrio delle aspettative delle forze presenti nell’area, dei residenti, del commercio, degli artigiani, dell’impresa dei servizi alla persona ed all’impresa … concentrati intorno alla rigenerazione fisica e funzionale di un pezzo di città ed orientati alla creazione di un sistema micro-economico e sociale.
Nell’incontro organizzato da IN/Arch Piemonte lo scorso 12 giugno, in collaborazione con Camera di Commercio di Torino, abbiamo riscontrato la disponibilità di chi ha partecipato: Confindustria, Unione Industriale, ANCE Piemonte, ANCE Torino, Confesercenti, C.N.A., SocialFare, alcuni docenti del Politecnico – che con i loro studenti hanno realizzato dei progetti sull’area -, studiosi dei processi di trasformazione della città, … Questo è un risultato importante.
Un coinvolgimento che non si è fermato ad alla semplice disponibilità, perchè grazie al Presidente della Circoscrizione 7 Luca Deri, presente all’incontro, saranno messi a disposizione spazi e conoscenze puntuali del territorio sul quale sperimentare un nuovo approccio ai temi della qualità urbana.
Abbiamo, inoltre, rilevato l’interesse del Vicesindaco e Assessore all’Urbanistica Guido Montanari per il modello di lavoro ed i possibili esiti. Pensiamo, che pur non essendo questa la la finalità prima di SCANDAGLI, i frutti che ne deriveranno potrebbero costituire un contributo al percorso di ripensamento del modello di sviluppo della città anche per la revisione del Piano Regolatore.
Era invece obiettivo esplicito di SCANDAGLI #1, verificare se, nel tempo che necessariamente intercorrerà da ora al momento in cui tutti i tasselli di un Piano prenderanno il loro posto e potranno diventare operativi, si possano individuare per la città percorsi virtuosi in grado di avviare micro-sistemi economici e ambiti rigeneratori di coesione sociale.
IN/Arch Piemonte crede molto in questo progetto che coordinerà, ne sente le potenzialità, e ritiene che faccia parte della propria natura multidisciplinare, che ha in sé il mondo della progettazione, dell’impresa, dei produttori di beni e servizi, dei cultori dell’architettura e di tutti coloro, anche semplici cittadini, che pensano che la loro città possa essere migliore e vogliono essere parte dei processi che la costituiscono.
Iniziamo fra poche settimane, appena il tempo di coordinarci, sentirete ancora parlare di SCANDAGLI #1, un modello che vorremmo diffondere.
Foto di Jan Schneider da Unsplash