Il futuro della città non può essere l’ulteriore espansione dell’edificato ma la valorizzazione dell’esistente passando dall’espansione alla riqualificazione, dalla città che divora le campagne a quella che rivaluta i luoghi del vivere, dalla quantità alla qualità dell’edificato, un obiettivo finora assolutamente trascurato, come conseguenza delle esigenze del mercato immobiliare.
Un passaggio che dovrebbe incentrarsi sulla revisione della definizione delle zone di piano, delle quantità minime degli spazi pubblici (standard) e della Valutazione Ambientale.
Le zone di piano dovrebbero essere individuate oltre che sulla base degli aspetti quantitativi anche con riferimento alla qualità del territorio e dell’edificato tenendo conto, oltre che degli usi in atto, della qualità dell’ambiente interessato dalla nuova edificazione, della qualità degli edifici esistenti, del risparmio energetico consentito dagli stessi, della rispondenza delle reti infrastrutturali (rete elettrica, fognatura, acquedotto, ecc.) alle esigenze aggiuntive.
Per ciascuna zona dovranno individuarsi punti di forza e criticità a partire dai quali definire precise linee d’azione articolate in due diverse tipologie di zona: quella urbanistica e quella ambientale per considerare in modo integrato gli usi del suolo, la densità d’uso, i caratteri dell’edificato ed il livello di rispondenza dello stesso alle esigenze della collettività.
Le zone urbanistiche debbono essere individuate a livello comunale, in coerenza con le indicazioni/prescrizioni di quelle ambientali che, invece, dovranno essere individuate alla scala provinciale in coerenza con quanto al piano regionale, stante il fatto che i confini territoriali delle diverse realtà ambientali e paesaggistiche non coincidono con la densa rete dei confini comunali. La scala provinciale dovrà definire inoltre criteri e parametri valutativi che i comuni dovranno adottare. In questa logica anche con riferimento all’individuazione delle aree a servizi, oltre agli aspetti quantitativi, dovranno considerarsi quelli qualitativi e quelli prestazionali.
È chiaro che, per definire compiutamente il quadro prefigurato, si impone una legge di riforma nazionale dell’urbanistica che da decenni stiamo aspettando, una legge che dovrebbe indicare i parametri da considerare: accessibilità, fruibilità, sicurezza per i cittadini, organizzazione territoriale, funzionalità e adeguatezza tecnologica, economicità di gestione e criteri di valutazione.
Un altro aspetto importante per la concreta attuazione delle previsioni del piano è quello di garantire al cittadino, quando le rispetti, adeguate convenienze economiche. A tal fine, oltre ad una nuova legge per il governo del territorio, si impone, in sinergia, una riforma della finanza locale che istituisca una fiscalità urbanistica di scopo che risponda a pochi ma stringenti principi che penalizzino gli sprechi premiando i comportamenti virtuosi.
Nella foto il Parc Andrè Citröen progetto di Gilles Clément, Alain Provost con gli architetti Patrick Berger, Jean -François Jodry e Jean – Paul Viguier.